Gas: accordo con l’Unione Europea sul piano dei consumi, per l’Italia i tagli scendono al 7%

L'Unione europea può ora vantare il suo piano per l'inverno, in caso di stop alle forniture di gas russo

Foto AP Jean-Francois Badias

BRUXELLES – L’Unione europea può ora vantare il suo piano per l’inverno, in caso di stop alle forniture di gas russo. A soli sei giorni dalla presentazione della proposta della Commissione Ue, il Consiglio Energia, in una seduta straordinaria, ha raggiunto l’accordo politico sul piano di riduzione dei consumi su base volontaria che diverrebbe vincolante in caso di dichiarazione dello stato di allerta Ue. Sulla carta rimane l’obiettivo del 15% di riduzione sulla media dei consumi degli ultimi cinque anni, ma di fatto scompare il taglio lineare per far posto a percentuali molto più basse, in virtù delle numerose deroghe che gli Stati potranno richiedere. Poco importa se il nuovo piano varato dal consesso degli Stati membri ha stravolto l’impostazione originaria della Commissione, conta aver dato una risposta unita e tempestiva alla crisi energetica e che “l’Europa è ora pronta ad affrontare la sua sicurezza energetica come Unione”, come ha rimarcato la presidente von der Leyen. E a Bruxelles si celebra il risultato come una vittoria contro le minacce dell’autocrate Putin e i tagli dell’inaffidabile Gazprom. Se non fosse che anche questa volta l’Ungheria si è messa di traverso votando contro il piano europeo e minacciando di non applicarlo, nonostante si tratti di un regolamento vincolante per tutti.

Buone notizie per l’Italia che grazie a una serie di condizioni favorevoli potrà usufruire delle deroghe e dovrà tagliare solo del 7% i suoi consumi, stando alle parole del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che si dice molto soddisfatto perché gli obiettivi di taglio dell’Ue per l’Italia “sono esattamente quelle che avevamo previsto nel piano di maggio, non dobbiamo fare nulla di più”. Il concetto è partire subito con la riduzione su base volontaria della domanda di gas per evitare di arrivare in pieno inverno senza gas e a una dichiarazione dello stato di allerta (che ora può partire dalla Commissione o da cinque Stati ma dovrà sempre essere approvata dal Consiglio). L’Italia potrebbe godere di diverse eccezioni, spiega Cingolani, perché esporta meno del 50% della sua produzione, e poi verrà considerato ai fini della percentuale il gas che degli stoccaggi in eccesso rispetto ai livelli richiesti da Bruxelles di riempimento degli stoccaggi (80 per cento entro il primo novembre). Anche sul fronte delle scorte il nostro paese ad oggi ha già raggiunto il 70,5, oltre la media europea del 66,7. In ogni caso il governo di Roma dovrà fare richiesta di riduzione alla Commissione europea, motivandola, così come tutti gli altri Stati, tranne i tre paesi insulari (Cipro, Malta e Irlanda) e, fintanto che rimarranno connessi alla rete elettrica russa, i tre baltici (Estonia, Lettonia e Lituania). Ai fini della riduzione dell’obiettivo del 15% verrà poi considerata l’entità delle industrie energivore e le scarse o nulle interconnessioni energetiche con altri Stati membri, ed è il caso di Spagna e Portogallo. Nel giorno tanto atteso per la sicurezza energetica Ue la Commissione ha consegnato agli Stati membri un documento con le prossime mosse che intende intraprendere: la vera novità è la possibilità di introdurre con urgenza un tetto al prezzo del gas (price cap), il cavallo di battaglia del premier Draghi, e dopo aver consultato gli Stati presentare eventualmente una proposta in autunno. Vi è poi la necessità di ridisegnare il mercato elettrico e rivedere la formazione del prezzo dell’elettricità.

Il piano Ue, che in un primo momento doveva essere un manifesto di austerity, si è rivelato uno strumento di garanzie digeribile per tutti e l’Italia, grazie alla diversificazione dei fornitori, agli sforzi sulle rinnovabili, all’ampliamento del mix energetico e al livello degli stoccaggi, si ritrova in una condizione favorevole, tanto che persino il taglio del flusso del Nord Stream annunciato da Gazprom, viene considerato “molto marginale” per noi. Non solo: “entro l’inizio dell’inverno saremo quasi indipendenti dalle forniture russe ed entro l’anno prossimo la situazione sarà piuttosto sicura, senza dipendenze dalla Russia”, ha annunciato il ministro ai colleghi europei. E “questo significa che possiamo anche liberare un po’ di gas per coloro che sono meno interconnessi. A breve partiranno le campagne informative per sensibilizzare i cittadini sul risparmio di energia, poi bisognerà capire come avverrà la redistribuzione di metano ai paesi che si ritroveranno a corto di energia nel segno di quella solidarietà europea, oggi almeno in parte ribadita.

(Fabio Fantozzi/LaPresse)

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