Gaza, ucciso un comandante di Hamas

TEL AVIV – L’esercito israeliano dichiara di aver ucciso Ahmed Siam, comandante di compagnia del ‘Naser Radwan Company’ di Hamas, mentre si nascondeva in una scuola. Sospensione tattica delle operazioni militari per consentire alla popolazione di Gaza di dirigersi a sud. In un raid condotto dalle forze armate israeliane, su indicazioni dell’intelligence e delle truppe sul terreno, è stato ucciso Ahmed Siam, comandante di compagnia del ‘Naser Radwan Company’, una fazione di Hamas. Il portavoce militare israeliano ha reso noto l’operazione, sottolineando che Siam era stato implicato in un controverso caso di ostaggi a Gaza. Il portavoce militare israeliano ha dichiarato che due giorni fa, è stato annunciato che Ahmed Siam teneva circa mille abitanti di Gaza come ostaggi nell’ospedale Rantisi, impedendo loro di evacuare verso sud. Siam è stato ucciso mentre si nascondeva all’interno della scuola ‘Al Buraq’ insieme ad altri militanti. Questo episodio, secondo l’esercito israeliano, dimostra ancora una volta l’uso da parte di Hamas dei civili come scudi umani a fini terroristici.

L’azione dell’esercito israeliano ha sollevato polemiche e rinnovato il dibattito sulla questione dell’uso dei civili come scudi umani. Hamas nega tali accuse e sostiene che Israele sta cercando di screditare il movimento. Il conflitto in corso nella Striscia di Gaza ha causato una grave crisi umanitaria, con migliaia di civili in fuga dai combattimenti. Tuttavia, in uno sforzo per mitigare l’impatto sulle vite dei civili, l’esercito israeliano ha annunciato questa mattina l’apertura di un corridoio umanitario lungo la strada Salah ad Din, consentendo alla popolazione del nord di Gaza di sfuggire alle ostilità dirigendosi verso sud. Il corridoio rimarrà aperto per sette ore fino alle 16 (ora locale), offrendo un’opportunità di salvezza a coloro che cercano rifugio da questa violenta escalation del conflitto. Inoltre, è stata annunciata una “sospensione tattica delle operazioni militari” fino alle 14 di oggi nel campo profughi di Jabalia nel nord di Gaza, allo scopo di consentire alla popolazione di spostarsi in sicurezza verso sud. Questi gesti umanitari sono stati accolti con cautela, ma rappresentano un tentativo di ridurre l’impatto devastante del conflitto sulla popolazione civile.

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