MILANO– Del Vecchio e Caltagirone rafforzano la presa sulle Generali. Il patron di Luxottica e l’imprenditore romano ufficializzano gli ultimi movimenti in tandem sull’azionariato dando vita a un Patto di sindacato sulle azioni del Leone. I soci forti della compagnia assicurativa di recente hanno portato la propria partecipazione rispettivamente al 6% (Francesco Gaetano Caltagirone) e al 4,92% (Leonardo Del Vecchio tramite Delfin). Il patto è quindi stipulato sul sul 10,948% delle Generali. I due azionisti hanno infatti fatto confluire i rispettivi pacchetti azionari in un’intesa vincolante che ha per oggetto “l’obbligo di preventiva consultazione per l’esercizio del diritto di voto”.
Un’intesa rafforzata – e così anche dichiarata ufficialmente – in vista della prossima assemblea del Leone prevista in aprile, che sarà chiamata ad approvare il bilancio 2021, ma soprattutto a rinnovare il consiglio di amministrazione. Le società del gruppo Caltagirone e la holding lussemburghese Delfin di Leonardo Del Vecchio “hanno convenuto di consultarsi al fine di meglio ponderare i rispettivi autonomi interessi” per una gestione “più profittevole ed efficace” di Generali, si legge nell’estratto del patto stipulato tra i due soci. Una gestione, si legge ancora, “improntata alla modernizzazione tecnologica dell’attività caratteristica, al posizionamento strategico dell’impresa, nonché alla sua crescita in una logica di mercato aperta, trasparente e contendibile”.
Ai sensi del patto le parti “si sono impegnate a consultarsi in merito alle materie poste all’ordine del giorno” dell’assemblea del Leone, “con particolare riferimento alla nomina del nuovo” cda. Proprio sul rinnovo del board – e per dare un segnale di dissenso rispetto alla gestione del ceo Philippe Donnet – si focalizza la mossa dei due imprenditori. Non è un mistero che Del Vecchio e Caltagirone abbiano più volte criticato la gestione Donnet. Ad aprile 2022 scade il mandato del manager francese che difficilmente troverà il favore dei due imprenditori nazionali. Sembra ancora difficile capire quale sarà la proposta alternativa.
Il cda di Generali convocato per il 27 settembre sarà chiamato a decidere se attivare o meno la procedura che prevede una lista stilata dallo stesso cda per il rinnovo del board. Una procedura votata all’unanimità dal cda – di cui fanno parte anche Caltagirone e Del Vecchio – nell’assemblea del 2020. La procedura è in linea con le best practice internazionali, ma il suo avvio sembra essere proprio quello che i neo pattisti vogliono scongiurare. L’alternativa, spiegano fonti vicine al dossier, sarebbe quella di procedere con la presentazione di liste distinte dai soci di rilevanza (Mediobanca, Caltagirone, Assogestioni): sarebbe un board ‘diviso’ ancora prima di avviare il proprio mandato e in assemblea verrebbe probabilmente votata una lista che non ha la maggioranza dei voti.
Il 14 settembre dovrebbe invece riunirsi il comitato Nomine di Generali per sondare la disponibilità di Donnet a un eventuale rinnovo. Da ambienti vicino Generali fanno sapere che se sarà presentata la lista cda sarà proprio il manager ad approvarla. Un ceo che – guardando ai numeri – ha sempre rispettato gli impegni presi con i propri azionisti, anche nell’anno della pandemia. Da quanto Donnet – nominato group ceo a marzo 2016 – ha presentato il suo primo piano strategico (novembre 2016) il titolo di Generali ha registrato una decisa crescita. Dal 23 novembre 2016 al 9 settembre di quest’anno il titolo di Generali è cresciuto del 57% e il total shareholder return ha registrato una crescita di ben il 103%. Per fare un confronto nello stesso periodo la crescita media degli altri gruppi assicurativi si aggira intorno al 20%.
Vi sono ancora diversi mesi prima dell’assemblea e i giochi possono sorprendere. Il Patto Caltagirone-Del Vecchio resta aperto all’ingresso di nuovi soci. Per il momento dagli ambienti indicati come più vicini alla contestazione al management dei due imprenditori – Fondazione Crt (1,8%) e Edizione dei Benetton (3,9%) non trapela nessun commento, se non un’apertura al dialogo con tutti e un attento monitoraggio degli sviluppi. La scelta sarà sulla base della miglior proposta per la società. Intanto nell’estratto del Patto si legge ancora che dall’intesa discendono “impegni di qualsiasi natura” in merito all’esercizio “del diritto di voto” in assemblea né “qualsiasi indicazione, direttiva o altra forma di influenza sulla gestione” di Generali “o sulle decisioni” del board”.
Di Francesca Conti