MILANO– L’ombra della camorra sui lavori di demolizione del ponte Morandi di Genova. L’amministratore di fatto della Tecnodem di Napoli, impegnata nel capoluogo ligure dopo il crollo con un subappalto da centomila euro ed esclusa un mese fa, e una donna, considerata prestanome dell’azienda, sono stati arrestati dalla Direzione investigativa antimafia genovese.
Le indagini
Ferdinando Varlese, 65 anni, stando a quanto emerso, era già stato condannato per associazione a delinquere ed estorsione tentata in concorso nell’ambito di un’inchiesta in cui erano coinvolti affiliati al clan Misso-Mazzarella-Sarno, appartenenti alla ‘Nuova Famiglia’, con “l’aggravante di aver commesso il fatto con modalità mafiose”. In un altro processo sarebbero poi emersi rapporti dell’amministratore arrestato, che vive a Rapallo, in provincia di Genova, con il clan D’Amico del rione Villa di Napoli, a cui risulterebbe legato da stretti rapporti di parentela.
La condanna
Le ordinanze, accompagnate da sequestri preventivi, traggono origine da un’indagine, diretta e coordinata dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) della procura di Genova e condotta dalla Dia, che aveva già portato all’emissione, a maggio scorso, di un’interdittiva a carico dell’azienda in questione, che era stata estromessa da un subappalto di centomila euro legato appunto alla demolizione del ponte Morandi. L’uomo avrebbe cercato un altro ‘schermo’ per tentare di restare nel giro dei lavori. Le due inchieste “marciano parallele sin dall’inizio e questo è fondamentale. Quindi, i risultati sono stati positivi in entrambi i fronti”, ha commentato Federico Manotti della Dda di Genova.
Gli accertamenti investigativi hanno consentito – si legge in una nota della Dia – di raccogliere “prove sull’operato dei due arrestati che, agendo in concorso tra loro e previo accordo, al fine di eludere le norme in materia di misure di prevenzione patrimoniali, hanno attribuito fittiziamente alla donna la titolarità formale della ‘Tecnodem Srl’, quale unica socia, amministratrice e rappresentante, mantenendo invece in capo all’uomo la titolarità effettiva” dell’azienda. Le misure sono state eseguite d’intesa con la Dda di Napoli.
Le reazioni
Per l’amministratore delegato di Salini Impregilo, Pietro Salini, “parliamo di demolitori, non è una cosa che ci riguarda direttamente. Chiaramente c’è un tema di attenzione. Mi sembrano risposte corrette. Noi non facciamo i poliziotti e, quindi, dobbiamo rivolgerci alle forze dell’ordine. Queste aziende, se risultano implicate in qualche cosa, vengono espulse dal percorso produttivo. Quindi, vuol dire che sta funzionando tutto”. E il sindaco di Genova, Marco Bucci, ha ricordato che “questa ditta è stata esclusa da noi, non ha nessun effetto sulle altre. Anzi, è la dimostrazione che abbiamo lavorato più che bene”.
di Luca Rossi