Martin Luther King diceva: “Non temo le parole dei violenti, ma il silenzio degli onesti”. In questi giorni non si può evitare di notare il silenzio di Roberto Saviano sui fatti di Genova, visto che il suo giornale, Repubblica, è finito al centro delle polemiche per la linea “morbida” nei confronti dei Benetton. Proprio lui, che contro le “parole dei violenti”, o presunti tali, si scaglia quotidianamente.
Atlantia sponsor di “La Repubblica delle Idee”
Perché Repubblica non nomina i Benetton? Perché Saviano sta zitto? Forse un giorno lo scopriremo. Intanto, però, si apprende che Atlantia sponsorizza “La Repubblica delle Idee”, la convention annuale nella quale gli “intellettuali” della scuderia di Carlo De Benedetti indicano all’Italia la via del pensiero unico. Quello che crocifigge il nemico e accarezza l’amico, anche quando ci sono 43 morti di mezzo.
Il lato oscuro dei “Gedi”
Basta consultare il sito dell’evento per trovare il logo della società con la quale i Benetton controllano Autostrade per l’Italia. Del gruppo editoriale Gedi, quello di De Benedetti, fanno parte molti giornali, come Repubblica e Stampa, l’Espresso e una costellazione di giornali locali. Ma anche molte radio, come radio Deejay, Capital e M2O. Un impero mediatico paragonabile solo a quello di Silvio Berlusconi.
Controllati e controllori
Non è l’unico punto di contatto tra i giornali di De Benedetti e la famiglia Benetton. La manager Monica Mondardini, amministratore delegato di CIR (holding di De Benedetti) è anche nel cda di Atlantia. Insomma, ci sono molte circostanze che potrebbero spiegare per quale motivo, in questi giorni, Repubblica cerca di sottolineare soprattutto le “responsabilità” di grillini e leghisti sulla tragedia di Genova.
Grillini e Lega nel mirino
Il Movimento 5 Stelle avrebbe commesso il delitto di essersi opposto alla realizzazione di un’altra strada che, forse, avrebbe ridotto il traffico sul ponte Morandi. Salvini, invece, sarebbe colpevole di aver concluso la sua visita in Calabria per celebrare la vittoria dello Stato in alcune battaglie contro la ’Ndrangheta, prima di andare a Genova.
I pedaggi e la manutenzione
Le colpe dei Benetton, di Atlantia e di Autostrade per il crollo di un ponte che era sotto la loro responsabilità, nonostante i miliardi di euro incassati per i pedaggi e non reinvestiti in manutenzione se non in minima parte, passano in secondo piano. Quei soldi sono stati distribuiti in utili di una società privata. Probabilmente sono stati spesi dai vari manager per le loro barche, per i loro orologi, per le loro ville.
Il “primo pensiero”
Ma per Repubblica e gli altri la colpa è di chi si oppone (gratis) alle speculazioni per difendere il proprio territorio. Vergognosa la conferenza stampa dei vertici di Autostrade. Quattro giorni dopo la tragedia hanno detto che il loro “primo pensiero” è stato per le vittime. Poi hanno precisato che non ammettono la propria responsabilità e che sono pronti a ricostruire il ponte. Nessun contribuente ha sentito la parola “gratis”.
Le preoccupazioni di Atlantia
Il primo comunicato di Atlantia, invece, recitava: “Pur considerando che anche nell’ipotesi di revoca o decadenza della concessione, spetta comunque alla concessionaria il riconoscimento del valore residuo della concessione, dedotte le eventuali penali se e in quanto applicabili, le modalità di tale annuncio possono determinare riflessi per gli azionisti e gli obbligazionisti della Società”.
I segreti di Stato
Intanto il governo ha fatto notare che i documenti delle concessioni erano segretati. Zero trasparenza su clausole, diritti e obblighi. Per un servizio fondamentale come quello della gestione della rete autostradale italiana, sulla quale i Benetton gestiscono anche i principali punti di ristoro, essendo titolari anche di Autogrill.
Pubblico e privato
Ora sono in molti a chiedere che si passi alla gestione pubblica. Che la gestione delle autostrade non sia ispirata alle regole del profitto ma che sia condotta tenendo conto delle esigenze di sicurezza, di economicità (soprattutto per gli utenti) e di trasparenza. Il passaggio a un sistema nel quale non si pensi più alla percentuale degli introiti da distribuire tra gli azionisti ma solo all’incolumità di chi viaggia.
Il funerale dello Stato
Bene hanno fatto quei familiari delle vittime che hanno rifiutato i funerali di Stato. In questo caso lo Stato ha favorito gli interessi di pochi sacrificando la vita dei propri cittadini. E’ una strage di Stato e a cinque giorni dalla tragedia sono tutti seduti esattamente sulla stessa poltrona. Una vergogna che non può non provocare un profondo senso di solitudine in chi ha perso un figlio, un familiare, un amico.