Genova: una decina di dispersi. Il bilancio di morti è destinato a salire

I lavori tra le due sponde del torrente Polcevera proseguono ininterrotti per la terza giornata

LP / ANDREA LEONI / AFP
Di Simone Gorla

MILANO (LaPresse) – Almeno una decina di dispersi, forse anche di più. Questo il timore dei soccorritori che continuano a scavare tra le macerie del ponte Morandi. Il bilancio ufficiale è di 38 morti riconosciuti, ma è destinato a peggiorare. Lo confermano le parole del Procuratore di Genova, Francesco Cozzi, che coordina l’inchiesta sul disastro. Attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, disastro colposo e omicidio colposo plurimo le ipotesi di reato.

Il fascicolo, in mano ai pm Walter Cotugno e Massimo Terrile, rimane a carico di ignoti. Prima di iscrivere nomi nel registro degli indagati, gli inquirenti lavorano per accertare le cause del crollo, e gli scenari sono molti e ampi. “Si va da possibili errori di progettazione, o nella fase di esecuzione o anche in quella di manutenzione. Solo dopo aver chiarito questo, si potrà capire chi ha delle responsabilità“, spiega il Procuratore Cozzi, “quello che è certo, è che si esclude l’accidentalità. Si tratta di un errore umano“.

Acquisiremo tutti i video necessari“, aggiunge il capo della Procura genovese. “Sia quelli relativi alle attività in corso, con le immagini dei detriti e di tutto ciò che viene movimentato, sia quelli relativi al fatto stesso“. Oltre ai filmati dei privati, vengono acquisite anche immagini di videosorveglianza e webcam di Autostrade che permettano di capire meglio cosa sia successo. “Non conosciamo limiti di spesa e norma di fronte a una tragedia di questo tipo“, ha affermato il Procuratore.

I lavori tra le due sponde del torrente Polcevera proseguono ininterrotti per la terza giornata

Sono 380 i vigili del fuoco impegnati nelle operazioni di scavo, supportati da 50 operatori della protezione civile che forniscono 1600 pasti al giorno. Resta sotto monitoraggio la porzione del viadotto rimasta in piedi dopo il cedimento della campata centrale. Una carcassa che incombe sulle case e dovrà essere abbattuta. Le vie sottostanti hanno l’aspetto di una città fantasma, presidiata dalla polizia per evitare atti di sciacallaggio. Sono 558 le persone sfollate da 13 edifici, in tutto 311 famiglie. Il governatore ligure Giovanni Toti ha assicurato che nuovi alloggi per tutti saranno pronti entro ottobre.

Da subito sono a disposizione 45 appartamenti di Arte Genova e del Comune. Gli altri saranno ristrutturati chiedendo al governo un finanziamento straordinario. “Stiamo lavorando all’implementazione dei primi finanziamenti con il prossimo Consiglio dei Ministri che potrebbe essere nella giornata di sabato“, spiega l’assessore regionale Giacomo Giampedrone. Tornare alla normalità, per ora, non è pensabile. Ma Genova “non è piegata e non si arrende“, assicura il Cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo della città.

Negli ospedali genovesi rimangono 10 feriti, di cui 9 in gravi condizioni

Al Policlinico San Martino destano preoccupazione le condizioni di Marian Rosca, cittadino rumeno di 36 anni, che ha subito trauma cranico e toracico. La sua identità era ignota fino a giovedì mattina. Nella struttura ci sono sei pazienti. Gianluca Ardini, genovese di 28 anni, con fratture di bacino e colonna, operato alla spalla per ricomporre un’altra frattura, ha ricevuto la visita del vicepremier Matteo Salvini.

Rimane ricoverata l’anziana, non ancora identificata, intossicata nell’incendio del suo appartamento provocato dal cedimento del viadotto. È in rianimazione ed è stata sottoposta a doppia camera iperbarica. Al San Martino ci sono anche un uomo di origine ceca, Martin Kucera, di 46 anni, con fratture costali. È ricoverato al Trauma Center.

Gli ultimi due feriti sono Eugeniu Babin, 44 anni, residente a Caserta, con una frattura cervicale non operata. Si trova in terapia subintensiva della neurochirurgia. La moglie, che ha una frattura lombare e alla caviglia operate, si chiama Natalya Yelina, ha 43 anni ed è ucraina. All’ospedale di Villa Scassi, dei 10 pazienti ricevuti globalmente ne restano tre. Una donna genovese di 59 anni, ricoverata in osservazione breve; una 24enne e un 34enne ricoverati in terapia intensiva. È stato dimesso oggi Davide Capello, 33 anni, il vigile del fuoco di Savona e portiere del Legino. “Mi ha salvato qualcuno lassù, qualcuno ha deciso che non era la mia ora“, ha detto lasciando la clinica. Infine al Galliera è sempre in codice rosso una donna di 41 anni, con fratture e trauma addominale. Operata a più riprese, è in prognosi riservata.

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