Germania, istituti limano il Pil 2019 a +0,8%

MILANO – Che questo 2019 non sarà un anno semplice per la prima economia dell’Unione europea lo si è ormai capito da tempo. Ma la debolezza della Germania appare ora più marcata di quanto non si pensasse anche solo qualche mese fa. A confermarlo i cinque principali istituti di ricerca tedeschi, che nella loro previsione congiunta hanno abbassato allo 0,8% la crescita stimata sull’anno in corso.

Lo scorso autunno la cifra era più alta di oltre un punto percentuale

“La ripresa di lungo termine dell’economia della Germania si è conclusa”, sentenzia Oliver Holtemöller, capo del dipartimento di macroeconomia e vice persidente dell’Halle Institute for Economic Research (Iwh), che ha coordinato la stesura del rapporto, alla quale hanno contribuito anche Ifo, Ifw e Diw.

Lo studio conclude che i rischi politici hanno ulteriormente offuscato l’ambiente economico globale, ma sottolinea anche come la crisi iniziata nella seconda metà del 2018 sia dovuta in primo luogo a ostacoli alla produzione nell’industria. “Consideriamo ancora remota la possibilità di una recessione pronunciata“, rassicura comunque lo studioso.

Per il 2020, tra l’altro, risulta confermata la previsione precedente, quella cioè che vedeva l’economia tedesca in progresso di un 1,8% sull’anno. A pesare sul futuro saranno poi le prossime evoluzioni del processo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea, dal momento che l’analisi compiuta dai cinque istituti è stata completata il 29 marzo, quando una “hard Brexit” sembrava ancora evitabile. Se così non fosse, avvertono gli istituti, l’espansione economica per quest’anno e il prossimo sarà probabilmente inferiore a quella indicata.

La notizia dell’abbassamento delle previsioni di crescita da parte degli esperti arriva in concomitanza con un nuovo dato negativo sul fronte dell’industria. Gli ordini di fabbrica hanno deluso le attese a febbraio, mostrando una flessione del 4,2% mensile a fronte del 2,1% della passata rilevazione, mentre su base annua l’arretramento è stato dell’8,4%, ben oltre il 3,1% del consensus Bloomberg.

E non si tratta nemmeno del primo cattivo segnale della settimana, da questo punto di vista. Il dato relativo al Pmi manifatturiero di marzo, diffuso lunedì, si è presentato infatti in deciso arretramento a 44,1 punti dai 47,6 di febbraio. Anche in questo caso, al di sotto delle previsioni degli analisti.
(AWE/LaPresse)

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