Giorgetti in commissione il 27 sulla manovra. Caso Mes: “Non mi dimetto”

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Giancarlo Giorgetti

Roma, 23 dic. (LaPresse) – Non si placa la polemica politica dopo la bocciatura del Mes alla Camera nelle stesse ore in cui a Bruxelles arrivava l’accordo sul Patto di Stabilità. Le opposizioni chiedono un’audizione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in commissione Bilancio e lui a stretto giro fa sapere che si presenterà alla Camera, in commissione, il 27 dicembre ma solo sul tema della legge di Bilancio, che proprio oggi è stata incardinata a Montecitorio e arriverà in Aula il 28. Il Pd chiede di audire il responsabile del Mef con una lettera al presidente della commissione, Giuseppe Mangialavori (FI), alla quale si uniscono tutte le opposizioni, su Mes e Patto sottolineando che “alla luce di questi significativi accadimenti, riteniamo necessaria e urgente una informativa del ministro dell’Economia e delle Finanze, on. Giancarlo Giorgetti, da svolgere nella commissione da lei presieduta già in occasione dell’esame della legge di bilancio 2024”.

Poco dopo arriva la risposta, dal sottosegretario al Mef, Federico Freni: Giorgetti sarà in commissione Bilancio della Camera, compatibilmente con la propria agenda, il 27 dicembre nel pomeriggio. Tuttavia, specifica Mangialavori, il ministro riferirà solo sulla manovra e non – come richiesto dalle opposizioni – sul Patto di Stabilità e sul Mes, su cui invece si è detto disponibile a riferire in un’altra seduta, al di fuori dell’iter di approvazione della manovra.

Intanto arrivano ancora richieste di dimissioni al ministro, oggi nuovamente dal capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia, che sottolinea: Giorgetti “è ostaggio del populismo e degli anti europeisti e non è adeguato a ricoprire quel ruolo: sia coerente e si dimetta. Non permetteremo che l’Italia si trasformi nell’ultima ruota del carro di una a Europa che abbiamo fondato”. Ma secondo Matteo Salvini, vice premier e leader della Lega, di cui fa parte lo stesso ministro dell’Economia, la posizione di Giorgetti non è indebolita dalla bocciatura del Mes. “Assolutamente no”, dice, aggiungendo che “il Mes era uno strumento inutile, superato, non utilizzato e dannoso”, e dopo il no del Parlamento “lo spread è sceso”. “Abbiamo fatto quello che era nostro dovere per difendere i risparmi e il lavoro degli italiani – prosegue -. Non abbiamo fatto un voto ideologico ma pragmatico”.

Ma i dem insistono, con la capogruppo alla Camera, Chiara Braga, che spiega: “Aspettiamo Giorgetti in commissione Bilancio il 27 pomeriggio. Ci fa sapere che parlerà solo di manovra. Mi domando come potrà sottrarsi dallo spiegare al Paese le conseguenze del fallimento del suo governo in Europa di questi giorni”. Duri attacchi anche da Italia Viva, con Luigi Marattin che ironizza: “Giorgetti: ‘Sulle mie dimissioni decido io’. Mi sembra giusto. Visto che sul resto non decide nulla”. Per il collega di partito Enrico Borghi, il no al Mes di FdI-Lega-M5S “è anche un assist a Mosca”. Mentre per il leader di Azione, Carlo Calenda, su Mes e Patto di Stabilità “questo governo ha fatto tutto al contrario e ne pagheremo le conseguenze”.

di Claudio Maddaloni

Torino, 24 dic. (LaPresse) – “La Lega ha sempre detto che era contraria” al Mes “dunque è questione di coerenza. Ciò che appare improprio per un membro dell’Unione è che dopo aver preso un impegno di ratifica, al momento di firmare si tira indietro. Ma ribadisco, a quel punto la questione non era più economica bensì politica”. Lo dice in un’intervista a Il Giornale il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Sulle dimissioni afferma che “fino a quando la maggioranza sosterrà la mia impostazione su progetti seri, credibili e sostenibili, non vedo perché lasciare. Come ho già detto, l’opposizione ha tutto il diritto di dare suggerimenti, anche graditi, però decido io”. Il ministro sottolinea che sul Mes “le opposizioni da mesi preparavano l’apocalisse” e “puntualmente lo scossone è arrivato al momento del voto”. E ancora: “Prima pensavano che crollasse tutto con la manovra ma le agenzie di rating hanno spiegato che difficilmente avremmo potuto fare meglio quanto a prudenza, responsabilitù e stabilità dei conti pubblici. Poi anche il Patto di Stabilità è andato nel verso giusto: qualche brusio niente più. Non restava che il Mes”. Giorgetti sottolinea che “la fiducia nei confronti dell’Italia sarebbe crollata solo se il governo avesse approvato una manovra con proposte bizzarre, come quelle che spesso provengono dall’oppposizione. Per solito i mercati valutano il comportamento di un governo soprattutto rispetto alla sostenibilità del debito”.

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