Giro, Bernal doma lo sterrato e si prende la maglia rosa. Ciccone secondo

"Ho già pianto due volte, ci sono tante emozioni per questa vittoria", ha ammesso a caldo Bernal, che adesso si ritrova un vantaggio di 15" su Evenepoel e 21" su Vlasov

Foto Gian Mattia D'Alberto/LaPresse

TORINO – La prima vittoria di Egan Bernal in un grande giro è un piccolo capolavoro. Lo scalatore colombiano doma lo sterrato di Campo Felice con una sgasata a un chilometro dalla fine che spezza il sogno di Geoffrey Bouchard e Koen Bouwman, gli ultimi reduci di una fuga a cui il gruppo questa volta non ha mai lasciato troppo spazio, e inizia l’avventura in rosa del capitano dell’INEOS Grenadiers, nuovo leader della generale che vede scivolare Attila Valter, giunto a 49″ dal vincitore, al quinto posto.

Il trionfatore del Tour 2019 fa il vuoto seminando tutti gli altri uomini di classifica a cominciare dal rivale più vicino, Remco Evenepoel – quarto a 10″ – e lascia il suo primo segno tangibile sul Giro. Giulio Ciccone, secondo, e Aleksandr Vlasov, terzo, sono gli unici che tentano (inutilmente) di tenere il ritmo del corridore cresciuto ciclisticamente nell’Androni Giocattoli-Sidermec, accusando un ritardo di 7″.

La vittoria

“Ho già pianto due volte, ci sono tante emozioni per questa vittoria – ha ammesso a caldo Bernal, che adesso si ritrova un vantaggio di 15″ su Evenepoel e 21″ su Vlasov – Sono tante le emozioni per questa mia prima vittoria di tappa, ho fatto tanti sacrifici per arrivare qua dopo il Tour dell’anno scorso”. A causa dei problemi alla schiena che gli hanno impedito di essere al top l’anno scorso, il colombiano si è presentato ai nastri di partenza del Giro come uno dei favoriti ma non come l’uomo da battere. “La maglia rosa? Era già un paio di giorni che la cercavamo, oggi la squadra ha avuto più fiducia in me che io stesso – ha ammesso – Non ero sicuro ma i ragazzi mi hanno detto ‘dai che ce la fai’. Loro si sono presi la responsabilità, hanno voluto tirare per me. Questa vittoria è più loro che mia”.

Il giro

Le tirate di Filippo Ganna per andare a recuperare i fuggitivi e il forcing di Gianni Moscon sullo sterrato, senza il quale verosimilmente a trionfare sarebbe stato uno tra Bouwman e Bouchard, hanno spianato la strada all’affondo di Bernal, che oltre a prendersi il simbolo del primato ha lanciato un messaggio ai rivali. Per l’Italia le speranze tricolore sono sempre più affidate a Ciccone. Il corridore della Trek-Sagafredo sulle strade di casa ha brillato, inchinandosi solo a uno stratosferico Bernal ma dimostrando di potersi giocare le sue carte in questo Giro.

“Per me era veramente importante fare bene: ci ho provato, ci sono andato vicino, ma con questo Bernal era molto difficile – ha ammesso – Sono comunque soddisfatto, ho corso bene. La generale? Sono arrivato qui con altri obiettivi, voglio godermi il momento senza pressioni”. La classifica in ogni caso resta corta, con dieci corridori racchiusi in un minuto. Con la decima tappa, da L’Aquila a Foligno – probabile nuova chance per i velocisti – che da questo punto di vista non dovrebbe regalare grossi sconvolgimenti.

(LaPresse/di Alberto Zanello)

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