GIUGLIANO – Un medico è stato aggredito da un paziente mentre prestava servizio al Pronto soccorso dell’ospedale ‘San Giuliano’. Dalle prime informazioni, il professionista è stato prima minacciato da un 28enne in stato di agitazione ed è stato poi colpito, riportando lesioni guaribili in tre giorni. Sul posto sono intervenuti i carabinieri per ripristinare le condizioni di sicurezza all’interno del presidio sanitario. Il
28enne è stato poi denunciato per lesioni al personale medico. Lo spavento e la tensione hanno lasciato il segno non solo sulla vittima, ma anche sugli altri operatori presenti. Quello che è accaduto al San Giuliano non è un episodio isolato. Negli ultimi anni le cronache hanno riportato numerosi casi di aggressioni contro medici e infermieri nei pronto soccorso italiani, ambienti dove l’alta affluenza, i tempi di attesa e le condizioni di stress possono alimentare tensioni e comportamenti violenti.
Negli ultimi anni il legislatore ha cercato di intervenire per contrastare questo fenomeno. Nel 2020 è stata approvata una legge che introduce pene più severe per chi aggredisce operatori sanitari e rafforza le misure di prevenzione nei luoghi di cura. La norma prevede, tra l’altro, che chi commette violenza contro un medico o un infermiere rischi la reclusione fino a cinque anni, oltre a sanzioni pecuniarie significative. Nonostante ciò, le aggressioni continuano a verificarsi, segno che al quadro normativo deve necessariamente accompagnarsi una maggiore attenzione organizzativa: presidi di polizia negli ospedali più grandi, formazione del personale per la gestione delle situazioni critiche, campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini.
L’aggressione al San Giuliano non è dunque solo una vicenda di cronaca nera, ma un campanello d’allarme che richiama l’attenzione su una questione sociale più ampia: il rispetto verso chi, ogni giorno, lavora per tutelare la salute dei cittadini. La speranza è che episodi come questo servano a far maturare una maggiore consapevolezza collettiva: l’ospedale è un luogo di cura e non un terreno di scontro.