ROMA – E’ morto a 86 anni Valerio Onida, tra i più noti e insigni costituzionalisti italiani. Avvocato e professore di diritto, ha insegnato per 26 anni all’Università di Milano, dove era nato il 30 marzo del 1936. Tra i primi a dare notizia della scomparsa, il figlio, Francesco Onida, che ha postato una fotografia del padre sui social con il commento: “Ciao papà, grazie di tutto”.
“Ho perso un fratello – è il commento del presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato – Era un uomo buono e un vero maestro”. In un messaggio inviato alla famiglia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ne ricorda il “forte spirito civico e prezioso impegno per le istituzioni della Repubblica”.
Per il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, “il professor Onida è stato garante di libertà e difensore dei diritti, soprattutto dei più deboli”, mentre la ministra della Giustizia Marta Cartabia lo ricorda come “maestro” e “gigante del diritto costituzionale”,
Onida venne eletto giudice costituzionale nel 1996, dal Parlamento riunito in seduta comune. Fu presidente della Consulta dal settembre del 2004 al gennaio 2005.
Sempre impegnato sul tema dei diritti, si è occupato molto, e in diverse vesti, della questione penitenziaria: come studioso di diritto costituzionale, come giudice costituzionale, come avvocato e nell’ambito della sua attività di volontariato quale componente dello Sportello giuridico del carcere di Milano – Bollate.
Nel 2010 si è avvicinato alla politica candidandosi alle primarie del centrosinistra per le elezioni del sindaco di Milano, poi vinte da Giuliano Pisapia che, appresa la notizia della sua morte, lo ricorda su Twitter come “autentico maestro del diritto”, e aggiunge: “Straordinario costituzionalista, è stato un importante docente universitario a Milano e un presidente della Consulta capace di incidere con equilibrio. Un uomo dotato di una grande passione civile. Perdo un vero amico”.
Nel corso della sua carriera, Onida è stato, tra l’altro, presidente dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, del Consiglio generale dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione e della Scuola superiore della magistratura.
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