KIEV – Gli esperti hanno lasciato la centrale di Zaporizhia. La notizia è stata data del membro dell’amministrazione militare e civile della regione in cui si trova l’impianto, Vladimir Rogov: “Sono stato informato che i membri della missione dell’Aiea hanno lasciato la centrale di Zaporizhzhia e che due persone sono rimaste come osservatori”
Arma nucleare
Secondo il presidente ucraino, Volodimir Zelensky i russi “hanno occupato la nostra stazione nucleare. La più grande d’Europa. Sei volte più grande di Chernobyl: il più grande pericolo in Europa”. Ciò “significa che usano armi nucleari”. E ha poi aggiunto che nella centrale “non dovrebbero esserci equipaggiamenti militari nel territorio. Non dovrebbero esserci operai degli stabilimenti circondati da persone con armi da fuoco”.
L’attesa dei dati
Da Kiev hanno fatto sapere di non aver ancora “ricevuto dati sulla situazione dell’impianto nucleare di Zaporizhzhya in termini di circuiti di raffreddamento o di sicurezza del personale”. Lo ha sottolineato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, per il quale “più che un intervento volto al mantenimento della pace servirebbe una valutazione di ingegneria nucleare dell’impianto. Gli esperti che devono ispezionare la centrale devono conoscere la fisica nucleare e le tecnologie ingegneristiche e devono affiancare il personale dell’impianto. Al momento – ha aggiunto – sul posto ci sono militari russi che non comprendono ciò che sta accadendo. I rischi non sono stati valutati correttamente. E ci sono diversi nostri lavoratori che hanno bisogno di un qualche tipo di protezione: avere accanto esponenti della comunità internazionale”. Per cui Podolyak ha chiesto “di rendere permanente la presenza di propri rappresentanti nella centrale, un fatto che può garantire maggiore protezione ai tecnici dell’impianto”.
Notizie menzognere
E secondo l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell “stiamo affrontando una battaglia di narrativa in Africa e in tutto il mondo. La narrativa russa sta incolpando le nostre sanzioni per la crisi. Ogni volta in cui mi sono seduto a un tavolo con il ministro Lavrov ho dovuto ascoltare lo stesso nastro: le sanzioni creano problemi a tutto il mondo. Non sono le sanzioni, è la guerra. Dobbiamo insistere e combattere questa narrativa” in quanto “è la maggior sfida geopolitica. Borrel ha poi aggiunto: “Dobbiamo spiegare le ragioni e le cause e le conseguenze della guerra. Perchè le persone oggi sono molto più preoccupate dalle conseguenze che dalle cause della guerra”.