Godersi la spiaggia a impatto zero

‘Risparmiare’ sui rifiuti per aiutare l’ambiente e salvare le bellezze naturali. Dai contenitori per alimenti alle creme solari. In Italia l’8% delle spiagge non balneabili causa inquinamento

NAPOLI – Bottiglie e lattine vuote lasciate tra gli ombrelloni, mozziconi di sigaretta semi sepolti nella sabbia, giocattoli di plastica abbandonati e che inevitabilmente andranno a ingrossare i cumuli di rifiuti e creme solari di natura chimica che sciogliendosi vanno ad inquinare l’acqua del mare e i lidi di tutta Italia: a volte una semplice gita può trasformarsi in una tragedia ecologica per l’ambiente marino e le spiagge ma bastano piccoli accorgimenti per ridurre al minimo l’impatto ambientale e preservare le bellezze naturali.

Spiagge a rischio:
l’8% non è balneabile

Arenili sempre meno liberi, spesso non balneabili e a rischio erosione: è a dir poco drammatico il ritratto delle coste italiane. Una situazione per cui tra inquinamento, problemi geologici e autorizzazioni, a patire è l’ambiente e la salute. L’8% delle coste non è balneabili a causa delle acque inquinate. In alcune zone d’Italia, come in Versilia o in Romagna, meno del 10% dei litorali sono a spiaggia libera. L’erosione è un problema fondamentale ma dimenticato. Dal 1970 i tratti di litorale soggetti a erosione sono triplicati e oggi ne soffre il 46% delle coste sabbiose. Un impatto che secondo l’Unione Europea ha provocato fino ad oggi circa 7 miliardi di euro l’anno ma che, secondo le stime, potrebbe in poco tempo raggiungere i 20 miliardi, andando a colpire una popolazione pari a 10 milioni di cittadini europei. Il vero dramma sono però i rifiuti. Provenienti dal mare o abbandonati dai bagnanti. Ogni cento metri di spiaggia è possibile trovare in media 654 rifiuti. ‘Beach litter’: immondizia da spiaggia. La plastica il materiale più diffuso, fino all’80%: mozziconi di sigaretta, pezzi di polistirolo, tappi e coperchi, bottiglie e stoviglie usa e getta.

Riutilizzare e riciclare:
soluzioni per azzerare i rifiuti

Un passo fondamentale per eliminare l’impatto ambientale è quello di eliminare le confezioni monouso. A giovarne, in ogni caso, non è soltanto l’ambiente ma anche la salute e il portafoglio. I prodotti alimentari possono venire ad esempio conservati all’interno di contenitori a prova d’aria. Le bibite possono invece venire tranquillamente conservate in bottiglie di plastica, a patto però che la bottiglia venga riutilizzata e non lasciata come ‘ricordino sulla spiaggia’. Allo stesso modo per portare alimenti e altro è preferibile utilizzare borse in materiale resistente, come canapa o tessuto, che non soltanto garantiscono più sicurezza anche dal punto di vista igienico ma difficilmente vengono portate via dal vento per finire in acqua.

Dalla pelle al mare:
le creme che non inquinano

Creme solari e oli abbronzanti sono un vero e proprio bagno di sostanze chimiche che, alla prima rinfrescata in acqua, si sciolgono e disperdono nell’ambiente. Molti di questi prodotti hanno effetti disastrosi sui coralli e l’ambiente marino. Tra le sostanze spicca l’ossibenzene. Una sostanza talmente inquinante che alcuni paesi come le Hawaii le hanno messe al bando sulle proprie spiagge. La cosa giusta da fare è affidarsi a una lozione basata su filtri minerali, senza nanoparticelle inquinanti. E’ importante in ogni caso lavarsi nella doccia prima di entrare ogni volta in mare per evitare di lasciare spiacevoli scie inquinanti.

Rispetta l’ambiente,
non raccogliere le conchiglie

Quello che per i bagnanti può essere un bel ricordo di una giornata passata al mare può rappresentare un vero e proprio furto per l’ecosistema. Conchiglie, alghe e ossi di seppia rappresentano infatti una parte importante dell’habitat e vengono utilizzate come riserve di cibo o protezione da altri animali come crostacei e uccelli marini. Allo stesso modo bisogna evitare di disturbare animali e in generale l’ambienta marino.

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