ROMA – Di Maio detta le condizioni a Conte: “Senza M5S non si fa niente”. E nel Governo si torna a litigare. Gli animi sembrano tesi e le frizioni tra i neo alleati del M5S e Dem sembrano non promettono tempi sereni: le nuvole si addensano su Palazzo Chigi anche in vista delle prossime elezioni regionali dove i due partiti vanno al primo vero test dopo l’imprevedibile inciucio.
Il monito
“Senza il nostro voto non si va da nessuna parte”. E’ quanto Luigi Di Maio manda a dire al premier Conte sulla Manovra. E così il M5S convoca a Palazzo Chigi i ministri pentastellati per fare il punto della situazione e mostrare i muscoli. La manovra non convince, dunque, e viene bocciata in diversi punti: taglio del cuneo fiscale e tetto imposto al denaro contante.
L’attacco di Bruxelles
E se a Di Maio la Manovra non va giù, non si può dire diversamente di Bruxelles. Neppure ai signori dell’Ue convince e chiedono spiegazioni in merito: “Bruxelles chiederà all’Italia chiarimenti sulla manovra del 2020 – dicono per bocca del vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis – Dove vediamo rischi di devianza dalle regole di bilancio della Ue chiediamo a questi Paesi ulteriori chiarimenti”.
I battibecchi
“L’impianto della manovra non cambia e non cambierà” risponde il ministro dell’Economia Gualtieri a Di Maio a cui fanno eco tra il serio e il faceto dal Nazareno: “Un ultimatum al giorno toglie il governo di torno”. E Conte risponde a Bruxellex per ammorbidire i toni: “Non mi sottrarrò a ulteriori verifiche sul testo definitivo, salvo intese”. Ed proprio quel “salvo intese” in cui si racchiude il nocciolo della questione. Ma anche il premier ha il suo scheletro nell’armadio, il piano antievasione che, fanno sapere i 5S “penalizza commercianti e professionisti” ma su cui Conte non vorrà cedere.
Le giustificazioni
“Le risorse dal contrasto all’economica sommersa – secondo il camaleontico Conte – saranno usate per abbassare le tasse: si studia di unificare al 20% le aliquote Irpef del 27% e del 23%”. Per cui spera in un supporto dagli altri partiti su: incentivo delle carte di credito, multe per chi non installa i pos, fino al calo da 3000 a 2000 euro del tetto al contante. “Ho parlato con gli operatori – ha detto – per azzerare o ridurre le commissioni sulle carte. Ma non è che ogni opinione diventa una contromanovra”.
La Leopolda chiude
E dall’ultimo giorno della sua Leopolda Renzi lancia il guanto di sfida agli ex del Pd. Uno dei pilastri che il ‘picconatore’ vorrebbe smontare è Quota 100. Ma Di Maio non sembra propenso ad accontentarlo. Anzi.