Proprio quando sembrava fatta. Proprio quando il grosso della partita (sedersi intorno ad un tavolo, scegliere il premier e iniziare a parlare) era stato archiviato e superato. A rimettere tutto in gioco ci ha pensato Luigi Di Maio e il suo aut aut: o viene ‘salvato’ il programma grillino o voto.
A sostenere la linea dell’ormai ex vicepremier è arrivata anche una nota dei grillini: “Di Maio ancora una volta ha ribadito che per il MoVimento 5 Stelle i temi sono al centro di qualsiasi azione politica. Non comprendiamo lo stupore di alcuni. Per noi conta il programma, contano le soluzioni ai problemi degli italiani, non le poltrone. E ci auguriamo che sia così per tutti”. Di fare il governo ad ogni costo non va giù alla compagine guidata da Grillo e Casaleggio.
Intanto si sono visti i capigruppo pentastellati con Dario Franceschini e Andrea Orlando. Ma dai dem è subito arrivata la replica all’intervento del politico di Pomigliano D’Arco: “Gli ultimatum di Di Maio sono inaccettabili”.
A spegnere il fuoco è intervenuto Patuanelli, guida dei senatori: “Non c’è da preoccuparsi di niente”.
Ma per concretizzare l’intesa, tra i vari tira e molla, servirà comunque il sì degli iscritti: perché il voto sulla piattaforma Rousseau conta ,fanno sapere dal Movimento. E tra i nodi ancora da sciogliere, elementi non trascurabili, ci sono il decreto sicurezza e proprio il ruolo di Di Maio. Perché il Pd vuole la carica di vicepremier. Conte, agli occhi dei dem, non è una figura imparziale: è espressione del Movimento 5 Stelle.