Pil, crescita zero nel secondo trimestre. L’Istat conferma la stagnazione

Pessimismo tra le associazioni. L'Unione nazionale dei consumatori parla di Italia "a un passo dalla recessione" e di un Paese "fermo"

MILANO – Il secondo trimestre dell’economia italiana è a crescita zero. L’Istat conferma la variazione nulla del Pil tra aprile e giugno e la “prosecuzione della fase di sostanziale ristagno dell’attività economica iniziata nel secondo trimestre 2018”. Anzi, l’istituto ritocca leggermente al ribasso il dato su base annua, passando da una variazione nulla a una flessione dello 0,1%.

Economia in fase di ristagno

“Alla stagnazione dell’attività – spiega l’istituto statistico – ha corrisposto una battuta d’arresto della dinamica congiunturale dell’input di lavoro: le ore lavorate sono diminuite dello 0,1%”. Se l’economia non accelererà, l’intero 2019 potrebbe essere a crescita zero. Infatti, la variazione acquisita del Pil italiano per il 2019, ovvero la crescita che si registrerebbe in caso di variazione nulla negli ultimi due trimestri dell’anno, è pari a zero dopo il primo semestre.

Agricoltura e industria in negativo

Rispetto al trimestre precedente, nel secondo quarto dell’anno sono fermi i consumi finali, mentre crescono dell’1,9% degli investimenti fissi lordi. Le esportazioni aumentano dell’1%, le importazioni dell’1,1%. L’apporto dell’export all’incremento del Pil è stato nullo tra aprile e giugno, in una fase ancora nel pieno della guerra commerciale tra Usa e Cina. Guardando ai settori economici, segnano andamenti negativi l’agricoltura e l’industria, con diminuzioni, rispettivamente, dell’1,2% e dello 0,4%, mentre il valore aggiunto dei servizi è cresciuto dello 0,1%.

L’Italia è a un passo dalla recessione

Pessimismo tra le associazioni. L’Unione nazionale dei consumatori parla di Italia “a un passo dalla recessione” e di un Paese “fermo”. Stessa intonazione per i commercianti. “Il quadro che emerge dai dati degli ultimi giorni è indubbiamente preoccupante: l’economia italiana è sostanzialmente ferma da cinque trimestri e non si intravedono segnali di un concreto miglioramento nel breve periodo”, commenta l’Ufficio studi di Confcommercio, che ritiene fondamentale a questo punto sterilizzare l’aumento dell’Iva per 23 miliardi che si avrebbe se il nuovo governo non disinnescasse la clausola di salvaguardia sui conti pubblici.

Consumi al ribasso

Anche perché i consumi zoppicano. “Nel secondo trimestre la spesa delle famiglie ha continuato a frenare, e anche quella turistica è in rallentamento”, fa notare Confesercenti. “Se riuscirà a costituirsi, il nuovo governo si appresta dunque a percorrere una strada lastricata di urgenze”, aggiunge l’associazione. Coldiretti, infine, punta il dito contro il clima “impazzito” per le difficoltà dell’agricoltura. “Gli effetti – sottolinea l’associazione – si sono fatti sentire anche nelle ore di lavoro nelle campagne che hanno fatto segnare un crollo del 3% rispetto al trimestre precedente”.

(AWE/LaPresse/di Lorenzo Allegrini)

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