ROMA – Avanti con il governo, avanti con il taglio delle tasse. Sono passate 72 ore dall’ultimatum del premier Giuseppe Conte, e 24 dalla minaccia d’infrazione europea. Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i due azionisti dell’esecutivo giallo-verde, si confrontano faccia a faccia. Si cerca strategia e rilancio nel luogo più consono (e neutro) che possa esserci: Palazzo Chigi. Forse non è scoppiata una ‘pace giallo-verde’. Ma una tregua, seppur fragile, quella sì.
L’incontro, di cui si parlava da tempo, è stato tenuto segreto fino all’ultimo. Il leader del Carroccio, uscendo dalla sua abitazione romana, aveva assicurato ai cronisti che non avrebbe visto il suo collega. E invece si reca nella sede di governo, dove Di Maio lo aspetta.
La conferma arriva con nota congiunta
L’incontro viene descritto come positivo e cordiale, utile a fare il punto sulle priorità da realizzare in tempi brevi e riavviare un “dialogo costruttivo” con l’Europa, che “rimetta al centro gli italiani dopo anni di governo passivi”. Parole che richiamano il passo felpato del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e l’appello alla ragionevolezza del capo del governo.
Certo, poi Di Maio alza un po’ il tono a Campobasso, comune che andrà al ballottaggio domenica: “L’Europa non ha imparato nulla degli errori fatti in questi anni”, perché “ancora si chiedono tagli, di togliere i soldi ai cittadini italiani in ragione di una serie di teorie economiche che non hanno retto”. Ma il vicepremier, desideroso di “battagliare e non vivacchiare”, assicura che il confronto con Bruxelles sarà affrontato “con molta franchezza e cordialità”. La trattativa, sottolinea, non deve essere affidata “ai burocrati” bensì ai politici, con un percorso che passi per il Parlamento e coinvolga e parti sociali.
Salvini ripete lo stesso mantra, alternando la volontà di trattare alla critica delle istituzioni dell’Ue
“Le regole e i tagli e l’austerità imposte dall’Europa negli ultimi 10 anni hanno prodotto il risultato che è aumentato il debito e la disoccupazione in Italia”, spiega in un’intervista televisiva. Insomma, la ricetta della Commissione sarebbe come “dare a un malato degli schiaffi e non le vitamine”.
Nella nota congiunta ci si tiene sul vago, e non si fa cenno a quale potrebbe essere il nome italiano per la prossima Commissione europea. Si sottolinea che entrambi i vicepremier considerano prioritario l’abbassamento delle tasse. I due partiti sostengono che “i maggiori incassi dell’Irpef e dell’Iva, quasi dell’8 per cento, e la diminuzione della disoccupazione rispetto al 2018 nei primi quattro mesi di quest’anno, ci dicono che siamo sulla buona strada”.
Almeno per il momento, sembra prevalere la “linea Conte”
Meno protagonismi e maggior coesione, anche perché bisogna affrontare la delicata trattativa europea. Senza dimenticare i risultati ottenuti. Nonostante le tante ipotesi circolate nello scambio epistolare con Bruxelles, infatti, Reddito di cittadinanza e Quota 100, “rimangono intatte, verranno attuate integralmente”, scandisce il premier dal Vietnam, tentando di dare equilibrio a due forze che, nonostante i pesi invertiti, dovrebbero dare la stessa somma. (LaPresse)