MILANO – “Ci accusano di essere nemici delle donne, ci danno dei fanatici, ci coprono di insulti quotidiani. Nell’ultimo mese sono stato più insultato dai 5 stelle che dalle opposizioni… Forse non hanno più a cuore lo stare al governo del Paese… Che cosa dovrei pensare? È evidente che se qualcuno continua a provocare, significa che vuole una reazione”. Così Lorenzo Fontana, il ministro alla Famiglia della Lega, in un’intervista al Corriere della Sera in cui precisa che il Carroccio ha intenzione di proseguire l’esperienza di governo: “siamo sempre positivi e propositivi, ci sono tante cose da fare e a nessuno interessano le polemiche. Però bisognerebbe chiederlo a loro”.
Fontana è infastidito “che ci abbiano dipinto come dei nemici delle donne, gente che le vorrebbe segregare in casa e togliere loro dei diritti. Ho persino letto una dichiarazione di Luigi Di Maio in cui diceva che qualcuno nega il tema della violenza sulle donne. Questo è un insulto deliberato. Difficile andare avanti a lavorare con chi ti insulta”.
E alle dichiarazioni di Vincenzo Spadafora secondo cui per le famiglie Fontana non avrebbe fatto nulla: “Forse Spadafora dormiva. Di certo, per i problemi di finanziaria, non tutto quello che vogliamo fare concretamente per le famiglie siamo già riusciti a farlo e ci siamo trovati tante misure azzerate perché finanziate dal precedente governo fino al 2018. Però, siamo al lavoro da soli nove mesi. Come promemoria per Spadafora, gli ricordo che noi abbiamo tentato di mettere qualcosa anche nel reddito di cittadinanza senza aver trovato da parte loro una grande sensibilità. Detto questo: c’è l’incentivo alla natalità che prevede assegni tra i 960 e i 1920 euro (e il 20% in più dal secondo figlio), l’aumento del 50% agli incentivi per gli asili nido, il congedo di paternità fino ai sei giorni. E poi, il finanziamento più interessante di tutti: i 100 milioni del fondo famiglia”.
Sul problema della Commissione per le adozioni internazionali (Cai) il ministro spiega che “il presidente Conte mi ha affidato la delega, poi però ha nominato lui tutti i tre esperti della Cai, senza darci la possibilità di continuare ad avere un nostro riferimento nella commissione. Visto il numero enorme delle richieste e la delicatezza del tema, questa non è certo la migliore condizione per lavorare al meglio. Ho quindi manifestato la volontà di rimettere la delega per iscritto”.
(LaPresse)