Roma, 9 mag. (LaPresse) –
O si chiude entro 24 ore oppure Mattarella procederà alla formazione del governo di servizio o neutrale. Nessuna deroga e, soprattutto, che sia la volta buona.
In zona Cesarini, quando al Quirinale si stava per convocare a palazzo il presidente del Consiglio incaricato, il capo dello Stato concede ancora del tempo ai partiti politici, un giorno, non di più, perché di tempo ne è stato concesso abbastanza e a 65 giorni dal voto la pazienza di Mattarella è agli sgoccioli.
La rassicurazione fatta pervenire al Colle è che “ci siamo, è quasi fatta”, manca solo il sigillo di Silvio Berlusconi. Il quale sarebbe pronto a fare un passo indietro, o meglio, ad assicurare ‘una astensione benevola’ che permetterebbe l’avvio di un esecutivo politico a firma Lega-M5S.
Mattarella accetta, si fida, anche perché le carte che gli vengono mostrate, dopo una attenta indagine su diversi fronti, sembrano davvero andare nella giusta direzione.
Le parole di Luigi Di Maio sul Cav, morbide e soprattutto tese alla distensione, hanno praticamente certificato un balzo in avanti importante nella logica della responsabilità, a cui lo stesso Mattarella aveva più volte richiamato.
Al Quirinale ritengono che stavolta non si tratti di bluff, anche perché di segnali ne sono arrivati e non sono stati mai presi in considerazione, tranne l’ultimo, quando Mattarella era pronto a scendere in campo in prima persona. Insomma Matteo Salvini e Luigi Di Maio non possono permettersi di fallire o di proseguire nei balletti che hanno riempito le pagine dei giornali negli ultimi due mesi.
Il governo del presidente però non esce completamente di scena, viene al momento ‘congelato’. Mattarella attende che dalle parole si passi ai fatti, altrimenti venerdì pomeriggio procederà con il suo esecutivo.
Una lista di nomi papabili per la squadra è chiusa nel cassetto del capo dello Stato e nessun potenziale ministro è stato avvertito o preallertato di un possibile incarico, compreso l’eventuale premier.
Il capo dello Stato sarà giovedì a Fiesole per la conferenza ‘The State of the Union – Solidarity in Europe’ promossa dall’Istituto europeo. L’ipotesi che nella stessa giornata rientri a palazzo è plausibile anche se di difficile realizzazione, visto che tutti gli impegni sono stati confermati anche il viaggio a Palermo di venerdì, che terrà impegnato l’intera mattinata. In ogni caso, sia nell’eventualità che raggiunga un accordo sia che invece fallisca anche questa ultima trattativa, il capo dello Stato avrebbe come finestra utile per incontri al Quirinale quella di venerdì pomeriggio e sabato mattina.