ROMA – “Io ho cominciato a fare politica il giorno dopo la strage di via D’Amelio e adesso salgo questa scala e ci sono le immagini di Paolo Borsellino. È un cerchio che si chiude”. Lo dice con un filo di voce Giorgia Meloni, guardando le fotografie esposte a Montecitorio per commemorare i trent’anni dalle stragi in cui hanno perso la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sta per lasciare la Camera quasi al termine di una giornata destinata anche questa ad entrare per sempre nelle pagine dei libri di storia. La leader di Fratelli d’Italia, accettando l’incarico conferitole dal Capo dello Stato Sergio Mattarella di formare il governo, diventa infatti la prima premier donna della Repubblica italiana. Il suo esecutivo sarà composto da 24 ministri, i vicepremier saranno il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, e il segretario della Lega, Matteo Salvini. Il primo, superate le turbolenze legate alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, sarà anche ministro degli Affari esteri mentre il Capitano andrà alle Infrastrutture e mobilità sostenibili. Sottosegretario alla presidenza sarà invece Alfredo Mantovano.
Come assicurato dal primo momento successivo alle elezioni dello scorso 25 settembre, Meloni non ha perso tempo. Ha accettato l’incarico senza riserva, portando subito con sé al Colle quella lista di ministri messa faticosamente in piedi nel corso delle serrate trattative con gli alleati andate in scena nelle ultime settimane. Alleati – Matteo Salvini e Silvio Berlusconi – con cui si è presentata al momento delle consultazioni lampo andate in scena in mattinata al Quirinale. Meno di dieci minuti di faccia a faccia con Mattarella per confermare quel concetto lanciato in piena campagna elettorale: “Siamo pronti”.
Tailleur blu, camicia in tinta, cellulare e agenda stretti tra le mani, Meloni ha ribadito “la necessità di dare alla nazione un nuovo governo nel minor tempo possibile”. E dalle parole è passata ai fatti. Già domani al Quirinale (alle 10) giurerà assieme alla squadra di governo. Si svolgerà invece domenica mattina, alle ore 10.30 a Palazzo Chigi, la tradizionale cerimonia del passaggio di consegne (con il rito della campanella) tra il presidente uscente Mario Draghi – con cui c’è stato già un colloquio telefonico prima che Meloni incontrasse i presidenti delle Camere – e la nuova premier. A seguire, alle ore 12.00, si terrà quindi la prima riunione del Consiglio dei Ministri.
Consiglio che sarà formato da 18 uomini e 6 donne. La quota ‘rosa’ nel governo Meloni è quindi pari al 25%. La rappresentanza più nutrita, come previsto, è quella di Fdi con 9 dicasteri, mentre cinque per parte sono in quota Lega e Forza Italia. Cinque i tecnici inseriti, nessuna casella per i ‘centristi’ di Noi moderati. Oltre a Tajani e Salvini, ministri con portafoglio saranno Matteo Piantedosi (Interno), Carlo Nordio (Giustizia), Guido Crosetto (Difesa), Giancarlo Giorgetti (Mef), Adolfo Urso (Imprese e made in Italy), Francesco Lollobrigida (Agricoltura e sovranità alimentare), Marina Elvira Calderone (Lavoro e politiche sociali), Giuseppe Valditara (Istruzione e merito), Annamaria Bernini (Università), Gennaro Sangiuliano (Cultura), Orazio Schillaci (Salute), Daniela Santanché (Turismo), e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e sicurezza energetica). Il nome di quest’ultimo, a causa di un errore di trascrizione nella stesura della lista dei ministri, era stato inizialmente invertito con quello di Paolo Zangrillo, che andrà invece ad occuparsi della Pubblica amministrazione. Gli altri ministri senza portafoglio saranno quindi Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento), Roberto Calderoli (Affari regionali e autonomie), Raffaele Fitto (Affari europei, politiche di coesione territoriale e Pnrr), Maria Elisabetta Alberti Casellati (Riforme istituzionali), Andrea Abodi (Sport e giovani), Alessandra Locatelli (Disabilità), Nello Musumeci (Sud e politiche del mare) e Eugenia Maria Roccella (Famiglia, natalità, pari opportunità). A conti fatti i senatori cooptati nella squadra di governo saranno ben 9 (Urso, Zangrillo, Salvini, Bernini, Santanché, Ciriani, Calderoli, Musumeci, Casellati). E a Palazzo Madama, dove la maggioranza è a quota 104, la coalizione di centrodestra può contare su 115 voti.
(LaPresse)