MILANO – Un paio di messaggi chiari al premier Mario Draghi e ai Cinquestelle in un momento tutt’altro che tranquillo per la maggioranza di governo. Portano la firma di Matteo Salvini, che torna a parlare dopo alcuni giorni trascorsi dietro le quinte al flash mob organizzato dalla Lega in Campidoglio per chiedere il “doveroso commissariamento” della giunta Gualtieri a Roma per l’emergenza rifiuti. Il segretario del Carroccio sposta l’appuntamento di 45 minuti, inizialmente convocato alle 17 mentre i riflettori erano tutti puntati su Palazzo Chigi per la conferenza stampa del presidente del Consiglio con i ministri Giancarlo Giorgetti (rimasto in silenzio) e Andrea Orlando. E poi è un fiume in piena. “Noi non minacciamo. Siamo gente serena, perbene, leale. Noi non mandiamo le letterine di Babbo Natale come qualcun altro, perché aspetta che accada qualcosa”, ammonisce Salvini con riferimento al documento in 9 punti recapitato dal presidente del M5S, Giuseppe Conte, a Draghi. “Io sono assolutamente sereno e determinato. E, quando la Lega è determinata – l’abbiamo visto questa settimana in Aula – le cose cambiano. Probabilmente qualcuno nei mesi passati ha contato troppo sulla nostra bonomia, sulla nostra generosità, sulla nostra lealtà. Lealtà non vuol dire la droga libera”, sottolinea il segretario leghista. Che mostra i muscoli e torna a incalzare il governo. Poi non si nasconde dietro un dito e torna a insistere su uno dei punti su cui l’inquilino di Palazzo Chigi sembra inamovibile ormai da mesi. “Ho letto che il presidente Draghi dice che non c’è bisogno di uno scostamento di bilancio, non c’è bisogno di un intervento pesante. Io – scandisce – la penso all’esatto contrario. Qua o si mettono almeno 50 miliardi veri nelle tasche degli italiani oppure con i micro bonus e i micro interventi non si risolve nulla”.
Il leader leghista, quindi, assicura che il voto del suo gruppo non mancherà in Senato sul dl Aiuti e poi stuzzica ancora i Cinquestelle: “Il governo andrà avanti anche senza il M5S? Chiedetelo a loro. Io non sono nella testa di Conte, per fortuna”. E non solo: “Io lascio agli altri gli strappi. Noi chiediamo quello che serve al Paese. I Cinquestelle non vogliono il termovalorizzatore a Roma, allora o la monnezza se la mangiano o non vedo come risolvere il problema”. Ma da Salvini, che torna a chiedere all’esecutivo di accelerare sulla pace fiscale, la riforma delle pensioni e gli stipendi, arriva un’apertura sul salario minimo: “Se riguarda i lavoratori non tutelati e non coperti dai contratti collettivi nazionali di lavoro, è assolutamente sacrosanto perché, fortunatamente, i contratti nazionali prevedono una soglia ben superiore ai 9 euro”.
(LaPresse)