CASERTA – In politica l’impossibile è spesso solo questione di tempismo. E così accade che due storici rivali interni al Partito Democratico, Gennaro Oliviero e Stefano Graziano, si ritrovino oggi – sorprendentemente – dalla stessa parte della barricata. Uniti non da un percorso condiviso, ma da una serie di coincidenze strategiche che rivelano molto dello stato attuale del partito in provincia di Caserta.
L’occasione è stata l’elezione a sindaco di Pignataro Maggiore dell’architetto Giovan Giuseppe Palumbo, un nome che torna sulla scena amministrativa con un carico politico tutt’altro che leggero. Palumbo fu infatti sindaco già nel 2000, quando il Comune fu sciolto per infiltrazioni mafiose. Un passato controverso, aggravato da legami familiari ingombranti: ha sposato una nipote di Vincenzo Lubrano, boss condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Franco Imposimato e consuocero di Lorenzo Nuvoletta, potente capomafia di Marano e figura chiave nel sistema dei Corleonesi di Totò Riina.
Certo, la responsabilità penale è personale, e Palumbo è incensurato e candidabile, ma tant’è. Nonostante lo stigma, Palumbo ha raccolto consensi trasversali. In particolare, ha ottenuto il sostegno di due figure che fino a ieri si contrastavano apertamente: Gennaro Oliviero, presidente del consiglio regionale della Campania, che si è esposto pubblicamente con foto e dichiarazioni a favore del neosindaco; e Stefano Graziano, che ha preferito un profilo più defilato, affidando la sua presenza politica al lavoro di Maria Bonacci, già battagliera oppositrice in consiglio comunale di Giorgio Magliocca e riconfermata in questa tornata elettorale con oltre 300 preferenze.
La ritrovata (o forse temporanea) intesa tra Oliviero e Graziano sembra però andare oltre Pignataro. All’orizzonte si profila una nuova convergenza attorno alla figura di Antonio Mirra, sindaco di Santa Maria Capua Vetere, indicato come possibile candidato alla presidenza della Provincia. Il suo nome, già benedetto dallo stesso Oliviero in qualità di presidente del consiglio regionale, potrebbe rappresentare il punto di coagulo per un Pd provinciale (da cui Oliviero è formalmente fuori, è bene ricordarlo, a causa del caos tessere) finora frammentato e litigioso.
Certo, le tensioni non mancano. E resta da capire se questa ritrovata unità sia un matrimonio di convenienza o l’inizio di una ricomposizione politica più ampia. I nodi, soprattutto sul piano etico e giudiziario, restano. Ma intanto, in Campania, anche i nemici storici sembrano scoprire la forza della necessità. Una tregua armata, forse. Ma per il Pd casertano, è già qualcosa.