Da quest’oggi è proibito usare maschere facciali in cortei e manifestazioni pubbliche. Lo ha deciso e annunciato alla stampa la governatrice Carrie Lam. La decisione è scaturita dalla necessità di individuare eventuali teppisti che sfuggirebbero altrimenti al riconoscimento da parte delle forze dell’ordine.
L’incontro con i giornalisti
In compagnia di 16 ministri del suo gabinetto, la governatrice Carrie Lam ha spiegato in una conferenza stampa la necessità di proibire l’utilizzo delle maschere già da oggi: “Una mossa – ha detto – su cui abbiamo discusso e che riteniamo necessaria per far fronte a una vera emergenza”.
Le proteste
A Hong Kong continuano settimana dopo settimana, nonostante il Parlamento abbia già annunciato da tempo di aver accolto la richiesta di ritirare l’emendamento sull’estradizione, le proteste da parte dei dimostranti pro-democrazia. Ma, a quanto pare, l’emendamento messo da parte era solo una delle richieste fatte dai manifestanti assieme al ritiro dell’accusa di rivoltosi, all’amnistia per tutti gli arrestati, a un’inchiesta indipendente sull’operato della polizia nella gestione delle proteste e libere elezioni e non accolte.
Le sanzioni
Per chi non dovesse attenersi all’ordinanza della governatrice le sanzioni potranno portare fino a un anno di carcere o a una multa di 25mila dollari di Hong Kong (circa 29mila euro).
La dichiarazione
“È una guerra infinita per determinare il loro futuro – ha dichiarato a Euronews l’attivista pro-democratico Joshua Wong – e non essere dominati dalle autorità di Pechino. Un domani, il Partito Comunista Cinese continuerà a esistere, e userà ancora qualsiasi mezzo per interferire nella politica di Hong Kong, quindi non c’è una conclusione, è la guerra infinita che la nostra gente vuole combattere. Rifiuteremo che Hong Kong si trasformi in un Paese, due Sistemi”.
Gli ultimi scontri
Solo un paio di giorni fa la polizia era stata costretta all’utilizzo di spray urticanti dopo che la Lega socialdemocratica si era imbattuta in una gruppo di manifestanti pro-Pechino a Wan Chai mentre cantava l’inno nazionale cinese. E, a causa degli scontri del giorno prima, anche la cerimonia dell’alzabandiera si era svolta in tono alquanto dimesso e al chiuso del Convention and Exhibition Centre di Wan Chai.