I Licciardi in trincea dopo gli arresti eccellenti. La cosca della Masseria Cardone è in difficoltà

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Pietro Izzo e Maria Licciardi

NAPOLI – Cambiano i rapporti di forza tra i clan nell’area nord della città. La ‘mappa’ muta di continuo. Anche nelle ultime ore è successo di tutto. I Licciardi sono da sempre considerati una organizzazione granitica con base nella Masseria Cardone a Secondigliano. Inseriti nel ‘cartello’ dell’Alleanza. E pure le sentinelle delle forze dell’ordine dicono che siano sulla difensiva, in enormi difficoltà dopo decine di inchieste e arresti eccellenti. Secondo le forze dell’ordine, l’unica figura carismatica ancora libera è Pietro Izzo. E’ ricercato da due mesi: la polizia lo cerca per notificargli una misura cautelare con l’accusa di tentata estorsione in concorso a un imprenditore edile, impegnato in lavori di ristrutturazione al rione Gescal. Per questa vicenda sono state già fermate altre due persone. Ma Izzo è ancora irreperibile. Gli danno la caccia i migliori apparati investigativi di polizia e carabinieri. Fino a oggi nessuna traccia.

Nel frattempo il clan Licciardi si deve riorganizzare per sopravvivere. Nell’area nord c’è fibrillazione a causa della latitanza di Pietro Izzo, considerato l’ultimo leader ancora in libertà dei Licciardi. Secondo gli investigatori, la cattura del 59enne lascerebbe un vuoto di potere che potrebbe portare altri clan a farsi avanti e a puntare ai territori della Masseria Cardone, a una sanguinosa guerra. Se Izzo dovesse essere
arrestato, il clan Vanella Grassi sarebbe pronto a invadere il Rione Berlingieri e la roccaforte dei Licciardi alla Masseria Cardone. Sono saltati i delicati equilibri. Tutto questo perché i vanelliani avrebbero schierato decine di giovani armati, pronti a tutto per conquistare il territorio. I
Licciardi, indeboliti da decenni di inchieste e arresti che hanno smantellato la vecchia guardia, non avrebbero le forze per affrontare uno scontro aperto. La cosca, un tempo guidata da Maria Licciardi, oggi è vulnerabile.

La situazione interna ai Licciardi è tesa. Il clan sta cercando di riorganizzarsi per non perdere la sua influenza nell’area nord. Per evitare faide interne e disordini, i vertici hanno deciso di riportare il controllo nelle mani della “famiglia” storica, escludendo i “colonnelli” che ultima mente avevano preso troppa autonomia. La tensione è aumentata anche dopo un recente scontro con il gruppo del Rione Don Guanella, convocato dai Licciardi per ribadire la necessità di rispettare le gerarchie. Al Don Guanella c’è l’avamposto più importante che include anche i Contini e i Mallardo. Le loro azioni devono perciò essere approvate anche dagli altri due clan, il che aggiunge un ulteriore livello di complessità alla gestione del potere.

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