I soldi del clan dei Casalesi investiti in un’area di servizio: fari della Dia su un imprenditore dell’alluminio

Valter Schiavone e il fratello Francesco Sandokan (cugini di Cicciariello)

Oltre un quarto di secolo di attività mafiosa: omicidi, estorsioni, truffe, droga. Condotte che, archiviata la parentesi bardelliniana, hanno riempito di denaro i padrini (e le loro famiglie) del clan dei Casalesi. Ma questi soldi, adesso che tutti i boss di primo livello sono in carcere (o pentiti), dove sono finiti? Una parte è stata tracciata, bloccata e confiscata grazie al lavoro di investigatori e magistrati. C’è un’altra consistente porzione, però, che è sfuggita alle loro indagini e continua a restare nel circuito economico. Individuarla rappresenta probabilmente la parte investigativa più complicata, ma farlo (e riuscirci) significherebbe dare il colpo di grazia a ciò che resta dei Casalesi.

Chi negli ultimi anni ha dedicato buona parte del sua attività proprio a questo ambito è stata la Dia. E indagando su Nicola Schiavone ‘o russ gli agenti sono riusciti a raccogliere elementi anche su altri soggetti che avrebbero investito denaro per conto dell’organizzazione mafiosa. Tra questi spunta un imprenditore che tra i vari business da lui condotti, è attivo nel settore dell’alluminio.

Da una conversazione intercettata, intercorsa tra Schiavone e un’altra persona di Casale, il personale della Dia hanno raccolto elementi su alcuni affari che questo businessman stava portando avanti in quel periodo (tra il 2019 e il 2022). Nel dettaglio, fanno riferimento alla costruzione di un’area di servizio da realizzare su un terreno nella zona della Circumvallazione, riconducibile in parte a Valter Schiavone, fratello del capoclan Francesco Schiavone Sandokan, e in parte a Francesco Schiavone Cicciriello.

Nel corso della chiacchierata, ‘o russ e il suo interlocutore facevano pure riferimento a una parte del businessman che stava per avviare questa operazione e che era già attivo nel settore della gestione delle aree di servizio.

Questo spaccato investigativo, confluito negli atti che hanno fatto scattare, nel 2022, il nuovo arresto di ‘o russ (era già stato arrestato e condannato nell’ambito del processo Normandia), mostra una mafia tutt’altro che ferma, in grado di continuare a fare business – seppur con meno intensità – nonostante gli arresti e le confische. Ed è la parte di mafia più complicata da far emergere e combattere, perché capace di immergersi nel tessuto economico fino a far perdere le sue tracce criminali.

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