CASAPESENNA – Toscana, Emilia Romagna: regioni ricche e lontane. E lì i fratelli Raffaele e Giuseppe Diana, secondo il pm Giulio Monferini, tra il 2016 e il 2018, insieme ad Antonio Esposito, avrebbero concentrato i propri affari. Ma nel 2019, partendo dalla loro Casapesenna, ha ricostruito il Gico di Firenze, hanno messo radici pure nel vicino Molise.
Pozzilli
E ci sarebbero riusciti grazie ai contatti con Vincenzo Ambrosio, sottufficiale della guardia di finanza, ora in servizio al Nucleo mobile della tenenza di Venafro, e già consigliere comunale, vicesindaco ed assessore al bilancio del Comune di Pozzilli dal primo giugno 2015 al 16 giugno 2017. In particolare è Raffaele Diana, dicono gli investigatori, ad aver legato con Ambrosio: un’intesa, la loro, che sarebbe stata favorita da un altro politico molisano, Massimiliano Lanni.
Voti alla Chiusolo
E in occasione delle europee del maggio 2019, proprio Ambrosio e Lanni, ritengono i militari del Gico, avrebbero fatto da intermediari tra Raffaele Diana e Aldo Patriciello, imprenditore ed europarlamentare di Forza Italia dal 2006, affinché il casapesennese promuovesse nell’Agro aversano la candidatura della beneventana Mariagrazia Chiusolo detta Molly, adesso assessore a Benevento.
I finanzieri toscani hanno anche quantificato nella loro indagine l’apporto che i Diana ed Esposito avrebbero dato alla Chiusolo, circa 400 preferenze, ottenute dalla cerchie di operai e rispettive famiglie che orbitavano intorno alle loro ditte. E ad urne chiuse, Patriciello e Chiusolo, hanno annotato le fiamme gialle, si sarebbero congratulati personalmente con i Diana.
Appalti in Molise e a Benevento
Gli interessi dei casapesennesi nella zona di Isernia e nel Beneventano, stando alla tesi dei finanzieri, dopo il 2019 si sarebbero gradualmente intensificati. Hanno partecipato a diversi bandi e gare pubbliche e, in molte occasioni, dice il Gico, le ditte riconducibili ai germani sono risultate vincitrici. Le modalità attraverso cui sono stati reperiti i voti per le europee del 2019, hanno spinto gli investigatori a ritenere possibili condotte di scambio elettorale politico-mafioso. Circostanza che ha portato a trasmettere gli atti raccolti sulla rete attivata da Diana nel Molise e a Benevento alla Dda di Napoli che ha deciso di accendere i riflettori sulla vicenda. Solo ipotesi (tutte da accertare) e che potrebbero rivelarsi non fondate. Ad ogni modo, Ambrosio, Lanni, Patriciello e Chiusolo, per quanto a nostra conoscenza, innocenti fino a prova contraria, non sono iscritti ufficialmente nel registro degli indagati. Agli inquirenti partenopei il compito di approfondire il lavoro avviato dai finanzieri fiorentini.
L’indagine fiorentina
Se le fiamme gialle avevano acceso i riflettori sui Diana e su Esposito è per l’indagine Minerva, che lo scorso gennaio aveva portato all’esecuzione di 34 misure cautelari, tesa a tracciare i loro investimenti al nord basati, secondo l’accusa, su fondi illeciti, garantiti dalla mafia del clan dei Casalesi. I tre, dice la Dda di Firenze, avrebbero messo in piedi un’associazione a delinquere per commettere frodi fiscali, riciclare denaro e intestare fittiziamente beni per favorire la mafia dell’Agro aversano nei territori della Toscana e dell’Emilia Romagna (aggravante annullata dalla Cassazione ai fini cautelari). Sono stati diversi i collaboratori di giustizia che hanno legato i Diana ed Esposito al clan dei Casalesi, e tra loro figurano Nicola Schiavone, Michele Barone, Generoso Restina e Nicola Panaro.
Giuseppe Diana, detto Peppe ‘o biondo, inoltre, è il fidanzato di Raffaella Zagaria, nipote del capoclan Michele (è la figlia di Elvira Zagaria).
Secondo la Procura distrettuale fiorentina, a far parte della gang organizzata dai germani Diana ed Esposito anche Guglielmo Di Mauro, 48enne di Macerata Campania, Raffaele Napoletano, commercialista 44enne di Casapesenna, Enrico ed Amedeo Laudante, di 39 e 40 anni, entrambi di Villa di Briano.
Il processo
Per tutti loro è stato disposto dal gip Federico Zampoli il giudizio immediato. Ma gli imputati, fatta eccezione per Di Mauro, seguito dall’avvocato Giuseppe Stellato, che ha scelto di affrontare il dibattimento, hanno deciso di essere processati con rito abbreviato che prenderà il via a fine dicembre. Nelle scorse settimane i Diana, seguiti dai legali Guido Diana e Sabato Graziano, sono stati scarcerati e sottoposti ai domiciliari. I Laudante, difesi dagli avvocati Gianfranco Carbone e Pasquale Verde, che erano agli arresti in casa da gennaio, da ottobre sono all’obbligo di firma.