TORINO – Le ipotesi su quando riprendere l’attività e sulle modalità di una conclusione, quella dei campionati, ormai sempre più proiettati all’estate inoltrata: i piani alti del pallone continuano a ragionare sugli scenari futuri minacciati dall’emergenza coronavirus, ma al momento gli sforzi principali sono più che mai incentrati sulle misure anti crisi. Una situazione che ha spinto la Figc ad istituire un tavolo di lavoro permanente.
Il possibile piano per cercare di fronteggiare le ricadute economiche che si preannunciano pesanti nel caso le competizioni, alla fine, non venissero completate è stato il tema principale dell’assemblea informale della Lega Serie A svoltasi questa mattina, rigorosamente in conference call. Un’assemblea che si è svolta in un clima costruttivo, con i club che hanno mostrato grande compattezza. Non si è parlato di date per la ripresa dell’attività e dei campionati. Le venti società hanno invece sottoscritto il documento da sottoporre al presidente federale Gabriele Gravina. Nella relazione sono stati affrontati i possibili scenari futuri e sono state quantificate le perdite.
Inoltre, sono state indicate alcune proposte per provare a contenere gli effetti della crisi. Misure – legislative e fiscali – presentate dal presidente della Lega Paolo Dal Pino, in una conference call con Gravina, il presidente della Lega B Mauro Balata, il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli, il numero uno della Lnd Cosimio Sibilia. Una riunione “con l’obiettivo di allineare il mondo del calcio in merito all’analisi dei danni provocati dall’emergenza Covid-19, per poi trasmetterla al Coni”, ha specificato la Figc.
Le perdite sono stimate, al momento, in 70 milioni ma inevitabilmente destinate a salire nel caso di stop definitivo: si ipotizza di almeno dieci volte tanto, tra mancati incassi, diritti tv, merchandising. E proprio per questo resta caldissima la questione dei possibili tagli agli ingaggi dei giocatori, peraltro già messa in atto da alcuni club europei.
All’elenco si è aggiunto oggi il Bayern Monaco, i cui giocatori hanno accettato di tagliarsi gli stipendi del 20%. Nell’incontro con le Leghe, la Federcalcio ha presentato lo studio “distinguendo in premessa, come impostazione metodologica, le priorità sul tema dell’emergenza da sottoporre in tempi stretti al Governo, dalle proposte da presentare in un secondo momento nell’auspicata fase di ripartenza.
Le prime – spiega la Figc – riguardano iniziative per fronteggiare la crisi di liquidità nel breve periodo, le seconde, invece, concernono interventi strutturali di sistema, per i quali Gravina ha annunciato iniziative autonome della Figc sui seguenti argomenti: il prolungamento della fine di questa stagione a dopo il 30 giugno; il rinvio del pagamento degli emolumenti fiscali; contributivi e assicurativi (comprese le rateizzazioni e le cartelle degli agenti della riscossione); il riallineamento della scadenza dell’art. 85 delle Noif (adempimenti Covisoc), l’adeguamento degli adempimenti delle Licenze Nazionali (es. fideiussioni e modalità ripianamento carenze patrimoniali) e la rinegoziazione a termine dei contratti sportivi e amministrativi di primo livello”.
Gravina ha convocato per giovedì 26 marzo un’altra riunione con tutte le componenti federali (compresi calciatori, allenatori e arbitri), alla quale ne seguiranno altre, “per stabilire il percorso comune da intraprendere per il bene del calcio italiano”. Di certo c’è che lo scenario, italiano e europeo, non è dei più ottimistici. Ma può anche rappresentare un’opportunità: per Ghirelli, il coronavirus “è l’occasione per il calcio italiano per ragionare a sistema e ripensare questa disciplina nel profondo, come farla tornare ad essere uno strumento sociale utile alla collettività, come ripensare l’esperienza dello stadio e dei tifosi una volta che la crisi sarà terminata”. Lo studio consegnato alla Figc sull’impatto potenziale che l’emergenza avrà sul calcio della Serie C per la stagione corrente e per la prossima stima i danni in una cifra tra i 20 milioni e gli 84 milioni di euro. (LaPresse)