Il caricabatterie per una Terra pulita

Contro obsolescenza programmata, spreco di risorse e produzione di rifiuti Raee

NAPOLI – Meno sprechi e meno rifiuti. Una nuova direttiva europea cerca di risolvere, seppur solo in parte, il problema dell’eccesso dei rifiuti Raee e dell’obsolescenza programmata. Secondo le nuove indicazioni presto non sarà più necessario avere diversi caricabatterie per i dispositivi. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno infatti raggiunto un accordo politico provvisorio sulla proposta di direttiva che istituisce un caricabatterie standardizzato. L’accordo provvisorio raggiunto deve essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento europeo.
Prima di passare alle fasi formali della procedura di adozione, l’accordo politico provvisorio dovrà essere approvato dal Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper).

LA DIRETTIVA

Lo scopo è introdurre una porta di ricarica standardizzata per un’ampia gamma di dispositivi elettronici: telefoni cellulari, tablet e lettori di e-book, fotocamere digitali e console per videogiochi, cuffie, auricolari e altoparlanti portatili, mouse e tastiere senza fili e sistemi di navigazione portatili. Le nuove regole europee consentiranno di migliorare la convenienza per i consumatori, armonizzando le interfacce di ricarica e le tecnologie di ricarica rapida, e di ridurre i rifiuti elettronici. La direttiva renderà obbligatoria una porta di ricarica USB tipo C per un’ampia gamma di dispositivi elettronici, di conseguenza, tutti i dispositivi potranno essere ricaricati utilizzando lo stesso caricabatteria. Altro obiettivo è lasciare al consumatore la scelta se acquistare un nuovo apparecchio con o senza caricabatteria. Ciò ridurrà i rifiuti elettronici associati alla produzione, al trasporto e allo smaltimento dei caricabatteria. Le nuove regole devono essere attuate per la maggior parte dei dispositivi entro 24 mesi dall’entrata in vigore della direttiva.

OBSOLESCENZA

Succede con gli elettrodomestici piccoli e grandi ormai da decenni. Al primo guasto compriamo un nuovo dispositivo e ci liberiamo di quello vecchio perché riparare economicamente costa più di acquistare un modello nuovo. Inoltre, soprattutto per i cellulari di ultima generazione, gli aggiornamenti continui dei software rendono in pochi anni il telefono vecchio e poco aggiornato, e quindi inutile. Si definisce ‘obsolescenza programmata’ il processo mediante il quale vengono suscitate nei consumatori esigenze di accelerata sostituzione di beni tecnologici o appartenenti ad altre tipologie. Tale processo viene attivato dalla produzione di beni soggetti a un rapido decadimento di funzionalità, e si realizza mediante opportuni accorgimenti introdotti in fase di produzione (utilizzo di materiali di scarsa qualità, pianificazione di costi di riparazione superiori rispetto a quelli di acquisto, ecc.), nonché mediante la diffusione e pubblicizzazione di nuovi modelli ai quali sono apportate modifiche irrilevanti sul piano funzionale, ma sostanziali su quello formale. Contro questo sistema degli sprechi si sta muovendo da anni l’Europa. La Commissione Ue nel 2019 ha approvato nuove regole che obbligano le aziende a garantire ai consumatori pezzi di ricambio per tv, frigoriferi e altri elettrodomestici. E pochi giorni fa è arrivato anche l’ok al caricabatterie standardizzato.

MENO RIFIUTI

Le nuove regole hanno un valore ambientale. I caricabatterie rientrano nei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) che sono generati dall’utilizzo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche; ovvero da quegli oggetti che dipendono, per un corretto funzionamento, da correnti elettriche o da campi elettromagnetici. Stando a lo nel 2019 se ne sono generati su scala mondiale circa 53,6 milioni di tonnellate. E’ come se ogni essere umano ne avesse prodotti 7,3 chilogrammo in un anno. I principali problemi derivanti da questo tipo di rifiuti sono la presenza di sostanze considerate tossiche per l’ambiente e la non biodegradabilità di tali apparecchi. La crescente diffusione di apparecchi elettronici determina un sempre maggiore rischio di abbandono nell’ambiente.

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