ROMA – E’ il dumping fiscale uno dei buchi neri dell’Europa moderna. Un fenomeno in crescita nel’Ue e capace di incrinarne valori e bilanci, con perdite fino a 500 miliardi di dollari l’anno. Alla sua prima Relazione Annuale dell’Antitrust, il presidente Roberto Rustichelli punta con forza il dito contro i paradisi fiscali, “frutto di egoismi nazionali”. E di una “una concorrenza di cui beneficiano le più astute multinazionali”. In questo scenario in peggioramento le imprese italiane, soprattutto quelle piccole e medie. Ma anche le grandi società con “comportamenti fiscali lodevolmente etici”, vengono poste in una situazione di grave svantaggio competitivo.
Gli effetti negativi del dumping fiscale sull’economia
I numeri? Per il capo dell’Authority il dumping fiscale genera esternalità negative “con un danno per l’Italia stimato tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari l’anno”. Al riguardo, si mette in luce come possa pesare a livello economico per le Stato il trasferimento della sede fiscale a Londra di Fca, avvenuto lo scorso anno. La concorrenza fiscale genera evidenti vantaggi per alcuni Paesi. Il Lussemburgo, Paese di circa 600mila abitanti, è in grado di raccogliere imposte sulle società pari al 4,5% del Pil, a fronte del 2% dell’Italia. Anche l’Irlanda (2,7%) fa meglio, nonostante un’aliquota particolarmente bassa.
Quali sono i rischi
Rustichelli però difende comunque l’Europa e avvisa. C’è il rischio che la globalizzazione venga vissuta “come un tradimento e come il frantumarsi di una promessa, innescando pericolose spirali protezionistiche”. E’ invece fondamentale “ricostruire il consenso intorno al mercato unico”, anche se “l’Europa e i governi nazionali possono e devono fare di più. Rimuovendo quelle asimmetrie e distorsioni competitive”.
La priorità è tutelare la concorrenza
L’appuntamento della relazione annuale è anche l’occasione per fare un bilancio sull’azione del Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Dal 1/o gennaio 2018 al primo giugno 2019 sono state comminate sanzioni per un ammontare superiore a 1 miliardo e 277 milioni di euro. Di cui oltre 1 miliardo e 192 milioni di euro in sede di enforcement antitrust ed oltre 85 milioni di euro in materia di tutela del consumatore. E ancora: per la tutela della concorrenza sono stati chiusi 13 procedimenti per intese, 11 procedimenti per abuso di posizione dominante e 5 procedimenti per concentrazioni.
Le concentrazioni
Riguardo al capitolo concentrazioni l’Autorità, dopo le dovute segnalazioni, “ha deliberato di non avviare il procedimento in 78 casi. Avendo ritenuto l’operazione non idonea a determinare la creazione o il rafforzamento di una posizione dominante nei mercati interessati”. Tra i nodi irrisolti la web tax (“manca una soluzione condivisa da tutti”) e le norme sugli aiuti di Stato alle banche, dove per Rustichelli “serve un deciso e qualificato impulso politico”.
(AWE/LaPresse/di Alessandro Banfo)