Il figlio dell’ex capo dei Muzzoni acquistava la roba per il gruppo

Il figlio dell'ex capo dei Muzzoni acquistava la roba per il gruppo

SESSA AURUNCA (ac) E’ indagato a piede libero e il suo ruolo dalle indagini non è emerso come uno di quelli di primo piano. Ma il figlio del capoclan Giovanni Esposito, Biagio Esposito, insieme a Ernesto Simeone avrebbero acquistato per conto del gruppo sostanze stupefacenti che poi avrebbero reimmesso nelle piazze di spaccio a Sessa Aurunca. Biagino, come lo chiamano alcuni collaboratori di giustizia, era con il padre quando il boss fu arrestato quasi 10 anni fa. Era il 13 febbraio del 2013 e il capo dei Muzzoni era latitante da 13 anni. Fu rintracciato a Roncolise in via strada provinciale Sessa Lauro,nei pressi di Sessa Aurunca, dove si nascondeva in compagnia di una donna classe 1961 e del figlio Biagio. Al momento della cattura Esposito, trovato poi in possesso di una pistola calibro 9 e numerose cartucce, tentò la fuga ma venne prontamente bloccato dai militari dell’Arma che avevano preventivamente cinturato l’abitazione. L’arrestato, inserito nell’elenco dei latitanti più ricercati, era destinatario di numerose ordinanze restrittive per i reati di omicidio (ergastolo) ed altri reati associativi. Il figlio e la donna con cui Giovanni Esposito si trovava furono arrestati per favoreggiamento e successivamente scarcerati. Nell’inchiesta nessuno degli indagati è accusato di camorra ma il contesto è quello in cui si muovono persone che con la camorra hanno avuto a che fare per vincoli parentali. La Dda di Napoli sta facendo luce su un territorio che spesso è stato lontano dalle luci della ribalta ed ha potuto operare in silenzio. Sei persone furono arrestate due anni fa nell’ambito dell’inchiesta su droga, estorsione, violenza privata e lesioni personali. Altre 14 invece furono indagate a piede libero. Le sei persone arrestate furono gravemente indiziate dei delitti di cessione di sostanze stupefacenti del tipo hashish, marjuana e cocaina, estorsione, violenza privata e lesioni personali, reati consumati a Sessa Aurunca, Cellole e Mondragone tra i mesi di dicembre 2017 e settembre 2018. I provvedimenti sono scaturiti a conclusione di un’articolata attività investigativa diretta da questa Procura, attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e videoriprese, corroborati da serrati servizi di osservazione e assunzione di persone informate sui fatti. La complessa attività d’indagine consentì anche in quel caso di disarticolare un emergente gruppo di pusher, che per assumere il controllo dell’attività di approvvigionamento e smercio di dette sostanze, s’imponevano sul territorio sessano e mondragonese attraverso svariate aggressioni ed estorsioni ai danni di spacciatori locali ed acquirenti. Le investigazioni hanno poi evidenziato il coinvolgimento di altri soggetti residenti a Mondragone e nella provincia di Napoli, che ricoprivano il ruolo di fornitori di droga all’ingrosso. Le indagini svolte hanno fatto piena luce sulle modalità con le quali gli indagati acquistavano, detenevano e rivendevano la droga in dosi ad innumerevoli acquirenti locali. Nel corso dell’attività sono stati documentati oltre 100 episodi di spaccio al dettaglio, arrestati in flagranza tre corrieri e deferiti in stato di libertà dieci pusher. Per oggi intanto sono stati fissati i primi interrogatori di garanzia per gli arrestati ieri. Sono assistiti dagli avvocati Mirella Baldascino, Luigi Mordacchini, Raffaele Ciccaglione,  Angelo Librace, Gianluca Di Matteo, Edoardo Caterino. Gli interrogatori si terranno in carcere.

Da sinistra: Giovanni Esposito e Biagio Esposito

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