Inverno bollente, friarielli a rischio

Inverno bollente, friarielli a rischio
Inverno bollente, friarielli a rischio

NAPOLI (Francesco Pari) –  Il clima impazzito colpisce le colture, l’economia, la vita delle persone. Per oggi e anche per il futuro. Fiori e verdure stanno subendo una incredibile trasformazione, stando a quanto fa sapere Coldiretti Campania in una nota. “I floricoltori dell’area vesuviana segnalano un anticipo della fioritura di quasi 40 giorni. Un fenomeno dagli effetti pesanti, che i produttori dichiarano di non aver mai riscontrato prima. Il caldo fuori stagione forza la vita dei fiori, che crescono con steli più fragili e marciscono rapidamente. La scarsa qualità e l’anticipo delle produzioni ha mandato fuori mercato i fiori già nei mesi di novembre con le viole e di dicembre con tutti gli altri generi. Situazione del tutto analoga anche per le colture orticole in campo aperto, come i friarielli, che hanno bisogno di temperature rigide. Il caldo anomalo anticipa le infiorescenze dei broccoli, rovinandone la qualità. Ora guardano tutti al meteo, sperando a temperature nella norma nel mese di gennaio. Ma le anomalie termiche colpiscono anche le piante da frutto, che hanno bisogno di freddo per completare la fase vegetativa. L’effetto è che le gemme da frutto sono in ritardo e i timori si spostano alle gelate tardive tra marzo e aprile, con effetti distruttivi”, fanno sapere dall’associazione di categoria. La nota prosegue facendo un bilancio di quanto avvenuto nei mesi scorsi e non nascondendo la preoccupazione per quello che avverrà. “Il 2022 si è chiuso come un anno anomalo, che si classifica come il più bollente mai registrato prima, con una temperatura di oltre un grado superiore alla media storica, con effetti climatici e produttivi. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento alle previsioni Isac Cnr. Si accentua la tendenza al surriscaldamento in Italia, dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine dopo il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. L’agricoltura – ha aggiunto Coldiretti Campania – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo che hanno già superato quest’anno i 6 miliardi di euro”. Il problema degli effetti dei cambiamenti climatici sulle colture, però, non riguarda solo la Campania. Il Sud sta vivendo una stagione anomala che ha effetti su tutta Europa. Per effetto dei cambiamenti climatici la coltivazione dell’ulivo in Italia è arrivata a ridosso delle Alpi, nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserve e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee, mentre i vigneti sono arrivati addirittura sulle vette mentre al sud è boom per le coltivazioni tropicali, dall’avocado al mango fino alle banane. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti riportata da Lapresse in riferimento ai dati del rapporto Copernicus che evidenzia come il 2022 sia stato il secondo anno più caldo mai registrato in Europa e addirittura il più rovente di sempre in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Irlanda. “In Italia la temperatura media è stata infatti superiore di 1,15 gradi con la caduta del 30% di precipitazioni in meno, rispetto alla media storica del periodo 1991-2020, secondo le elaborazioni Coldiretti sulla banca dati Isac Cnr che rileva le temperature dal 1800. Si accentua dunque – sottolinea la Coldiretti – la tendenza al surriscaldamento in Italia dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine dopo il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020. “Il risultato è un profondo cambiamento sul paesaggio, sulla distribuzione e stagionalità delle coltivazioni e sulle stesse caratteristiche dei prodotti più tipici del Made in Italy. Si è verificato nel tempo – precisa la Coldiretti – un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l’olivo che è arrivato alle Alpi. E’ infatti in provincia di Sondrio, oltre il 46esimo parallelo, l’ultima frontiera nord dell’olio d’oliva italiano. Negli ultimi dieci anni – spiega la Coldiretti – la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno. Il vino italiano è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre, smentendo quindi il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”, ma anche quanto scritto in molti testi scolastici che andrebbero ora rivisti. Il caldo ha cambiato anche la distribuzione sul territorio dei vigneti che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni piu’ alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop. Con la tropicalizzazione del clima in Italia è cresciuta la presenza di frutta esotica con le coltivazioni di banane, avocado, mango & c. che nel giro di cinque anni sono praticamente triplicate arrivando a sfiorare i 1200 ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria”, secondo le stime della Coldiretti. A far la parte del leone secondo l’associazione di categoria è proprio la Sicilia con coltivazioni ad avocado e mango di diverse varietà nelle campagne tra Messina, l’Etna e Acireale. “Tropicali italiani – conclude la Coldiretti – anche in Calabria dove alle coltivazioni di mango, avocado e frutto della passione si aggiungono melanzana thay (variante thailandese della nostra melanzana), macadamia (frutta secca a metà tra mandorla e nocciola) e addirittura la canna da zucchero, mentre l’annona, altro frutto tipico dei paesi del Sudamerica è ormai diffuso lungo le coste”. Serve una sterzata. Subito.

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