ROMA – “Carcere per i corrotti”: parola del neo ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Sembra quasi un’ovvietà, ma evidentemente il sistema di potere italiano, fino ad oggi è riuscito ad aggirare questa semplice regola civile. Tra leggi permissive e interpretazioni di comodo, si è sempre cercato di tenere lontano dalle prigioni chi si arricchisce alle spalle dei cittadini onesti. Una situazione che si è via via esacerbata e che oggi rende necessario anche ribadire l’ovvio.
Le parole del ministro Bonafede
“La certezza della pena – ha detto il ministro Bonafede – non è incompatibile con la finalità rieducativa della pena stessa. Sono due principi che necessariamente e fisiologicamente convivono. Ma il principio della certezza della pena va ribadito e va tenuto presente, per dare una risposta di credibilità ai cittadini. Perché i cittadini quella risposta oggi ce la chiedono e da quella risposta passa la fiducia che i cittadini hanno nei confronti dello Stato. Nella sua capacità di dare una risposta di giustizia effettiva e sostanziale”.
Oggi i detenuti per corruzione sono lo 0,6 del totale
“I cittadini – ha continuato Bonafede – oggi si aspettano una risposta molto chiara e precisa nella lotta alla corruzione. Proprio ieri ho avuto il piacere di partecipare alla presentazione della relazione annuale dell’Anac. La prevenzione ed il contrasto alla corruzione è uno dei punti qualificanti del programma di governo e, come Ministro della Giustizia, intendo mettere in campo le misure più risolute per stroncare questo fenomeno. Ben conscio che nessuna lotta al malaffare potrà dirsi credibile se alla condanna per i reati contro la pubblica amministrazione dei cosiddetti colletti bianchi, non seguirà un’adeguata o alcuna pena detentiva. Ricordo che attualmente, il dato è aggiornato al 31 dicembre 2017, il numero di questi detenuti è oggi di 370, lo 0,6% del totale”.
L’impegno del ministro
“Il mio impegno sarà quindi quello di creare condizioni di piena dignità della detenzione, rispondenti alle prescrizioni europee ed internazionali, sia in termini di aumento della capienza dei posti disponibili sia in termini di razionalizzazione complessiva delle strutture carcerarie. Un ambiente il più possibile favorevole per i detenuti e per tutti coloro che, a cominciare dalla Polizia penitenziaria, lavorano a stretto contatto con detenuti ed internati e, non li elenco tutti perché non voglio dimenticarne nessuno ma davvero ringrazio tutti coloro che lavorano all’interno delle carceri”.