NAPOLI – La latitanza di Simone Bartiromo si è conclusa in una calda sera d’estate a Orihuela, nella provincia di Alicante, in Spagna. Trentasei anni, originario di Marano, era da tempo uno dei ricercati più pericolosi d’Italia e occupava un posto di rilievo nell’elenco
stilato dal Ministero dell’Interno. La sua cattura rappresenta un duro colpo per le organizza- zioni criminali che operano nel narcotraffico internazionale. I carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli lo hanno arrestato con la collaborazione della Direzione centrale per i servizi
antidroga, del Servizio di cooperazione internazionale di polizia e della Udyco, la polizia antidroga spagnola. Il blitz ha chiuso una complessa indagine che ha ricostruito i movimenti di un broker esperto e radicato in uno dei sistemi criminali più evoluti e ramificati del Paese.
Bartiromo era considerato l’erede di Raffaele Imperiale, noto come il boss dei Van Gogh, ed era l’anello di congiunzione tra diverse realtà camorristiche. Aveva rapporti con i Sorianiello del rione Traiano, storicamente legati al cartello di Secondigliano, e con il clan Amato-Pagano, meglio conosciuti come gli scissionisti. La sua figura emergeva con chiarezza nei fascicoli investigativi degli ultimi anni, dove veniva descritto come un narcos professionista, capace di gestire i flussi di cocaina e hashish dalle coste iberiche fino alle piazze di spaccio più attive del Mezzogiorno. Da tempo operava direttamente dalla Spagna, organizzando le rotte per rifornire Melito, Mugnano, Scampia, Secondigliano ma anche Palermo, Catania, Foggia e Brindisi.
La sua rete si estendeva anche ad ambienti criminali albanesi e spagnoli, con cui aveva stretto accordi solidi per la distribuzione degli stupefacenti. Conosciuto negli ambienti criminali come l’immortale, Bartiromo era riuscito a sfuggire a numerosi tentativi di arresto. Il suo nome compariva già nel settembre 2023 in un provvedimento che colpiva il clan dei Sorianiello. All’epoca riuscì ancora a far perdere
le proprie tracce. Era anche l’ultimo grande irreperibile dell’operazione che portò alla cattura di Antonio Pompilio, ritenuto reggente degli Amato-Pagano. Dopo l’arresto di Mario Cerrone e di Imperiale, Bartiromo era diventato un punto di riferimento nel traffico di droga per diversi gruppi criminali, dai Cutolo ai Mele di Bagnoli. Non aveva appartenenze rigide ma si muoveva in modo trasversale tra i clan,
mettendo a disposizione con- tatti, rotte e capitali. In un’intercettazione si definiva parte del gruppo di Giovanni Cortese, detto ‘o cavallar, ex braccio destro di Cosimo Di Lauro.
L’ultima volta che era stato arrestato risale al 2021. Aveva trent’anni e l’ordinanza scaturiva da un’indagine partita nel 2017 dopo il sequestro di 25 chili di cocaina nascosti in un carico di caffè proveniente dal Brasile. Droga che giunse nel porto di Napoli all’interno di un
container apparentemente innocuo. Quella parabola si chiude con l’arresto in Spagna di un uomo che, per anni, è stato il volto oscuro di una nuova generazione di narcos, capaci di me- scolare tradizione camorristica e strategie globali.