Pd ormai alla frutta: si ritorna a Dc e Ds

Democratici di Sinistra e Democrazia Cristiana. Rieccoli. Vista la china che ha preso il Pd è questo lo scenario più probabile, o quantomeno il più auspicabile per gli elettori di sinistra. E Renzi? A lui spetterà di diritto il ruolo di leader indiscusso della nuova Dc. La sinistra potrà così liberarsi di chi l’ha distrutta (come specularmente e diabolicamente ha fatto a destra, negli stessi anni, Berlusconi) e tornare a fare la sinistra. Finalmente anche Nanni Moretti potrà rimettersi seduto sul divano ad ascoltare ai tg ‘qualcosa di sinistra’. Quella lontana data in cui Veltroni battezzò la nuova creatura Pd, mezza comunista e mezza scudocrociata, rimarrà negli annali rossi come infausta. Ai vari De Mita e D’Alema dell’epoca sembrò l’unico modo per rimanere vivi dopo Tangentopoli, ma sono riusciti solo a sopravvivere, non certo a prosperare. Se mettere allo stesso tavolo il diavolo e l’acqua santa (Rosy Bindi compresa) è stata una necessità, ora è esattamente il contrario: non si può che tornare indietro. Renzi sarà così libero di cercare voti, alla luce del sole, anche nel centrodestra (potrà insomma finalmente ufficializzare la liason con Berlusconi e Forza Italia) e le mille sinistre di oggi potranno seriamente lavorare ad un progetto comune e unitario. E se per la nuova Democrazia Cristiana c’è già pronto il leader, per la sinistra questo problema non c’è. Loro il leader, almeno a parole, dicono di non volerlo proprio. “Perché contano i programmi”. Ricordo fin dai tempi dell’università che i comunisti amavano lo slogan (vagamente ipocrita) ‘only sheeps needs a leader’, solo le pecore hanno bisogno di un capo: ora, con il ritorno dei Ds, si potranno davvero dedicare solo ai programmi elettorali. E se nel frattempo spunterà comunque un nuovo Che Guevara o un nuovo Berlinguer, mi raccomando, non chiamatelo leader.

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