Il pentito Pirozzi: Carmine Antropoli a disposizione del clan Mallardo

Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia di Giugliano

Carmine Antropoli

Non solo Casalesi. Carmine Antropoli avrebbe avuto rapporti anche con i Mallardo: a rivelarlo alla Dda è stato Giuliano Pirozzi. “E’ una persona a disposizione del clan – ha riferito il pentito di Giugliano. – E’ amico di Emmanuele Carandente, Paolo Fontanella e Domenico Tartarone”. 

I verbali

Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia sono state raccolte dall’Antimafia nel maggio del 2017. L’ex sindaco di Capua, ha aggiunto Pirozzi, avrebbe offerto i suoi ‘servigi’ alla cosca “per agevolare il rilascio degli atti amministrativi necessari” alla realizzazione del night club Femina “contattando direttamente il sindaco o i tecnici di Vitulazio”.

A fare da tramite tra la cosca giuglianese e il medico, stando a quanto riferito dal pentito, era proprio Carandente (non coinvolto nell’inchiesta): “Antropoli era perfettamente consapevole che il Carandente si presentava a nome del clan Mallardo. I loro rapporti mi vennero riferiti direttamente dal Carandente”. Il collaboratore alla Dda ha raccontato di aver incrociato personalmente il medico. “L’ho incontrato più volte sino a Pasqua 2012, anno in cui è iniziata la mia collaborazione”.  Il chirurgo capuano avrebbe conosciuto pure “Domenico Tartarone e Peppe Aprovitola (non coinvolti nell’inchiesta, ndr.) imprenditori legati al clan Mallardo”, ha sostenuto l’ex affiliato.

Pirozzi, nel corso degli interrogatori, ha parlato pure di un altro politico che avrebbe avuto rapporti con Carandente: Antonio Nicola Cantalamessa, scomparso nel 2017 e padre del deputato leghista Gianluca (estraneo all’indagine): “E’ un esponente dell’ex Movimento sociale. Aveva rapporti con Carandente poiché era il presidente dell’ex Gest Line, oggi Equitalia”.

Il Femina

Del presunto interessamento di Antropoli in merito all’apertura del Femina, Pirozzi ha fornito maggiori dettagli all’Antimafia nel luglio del 2017. La storia citata dal pentito inizia nel 2009, al momento dell’arresto di tale Saverio Russo “per la gestione di locali notturni”. Dopo lo scarcerazione proprio Russo, stando a quanto riferito dal collaboratore di giustizia, “decise insieme a Patrizio Picardi e Paolo Fontanella, entrambi esponenti di spicco dei Mallardo, di aprire un night club in provincia di Caserta e scelsero per l’ubicazione un grosso capannone situato a Vitulazio. Il locale si sarebbe chiamato Femina”.

Ma l’avvio dell’attività incontrò diversi problemi di natura amministrativa. “Se non sbaglio riguardavano la necessità di cambiare destinazione al capannone che precedentemente era stato utilizzato per finalità sanitarie”. Per superare l’impasse, Paolo Fontanella si sarebbe rivolto a Pirozzi. “Sapendo che ero incaricato di curare i rapporti politici per conto del clan Mallardo, mi chiese di intervenire su qualunque esponente politico dell’area casertana che riuscissi a contattare direttamente o per interposta persona”. A bloccarlo dopo poco, però, fu lo stesso Fontanella: “Passò a casa mia per dirmi che aveva appena incontrato Gerardo D’Alterio ed Emmanuele Carandente, i quali si stavano interessando direttamente con il sindaco di Capua, Carmine Antropoli, per risolvere il problema. Fontanella – ha chiarito Pirozzi – mi comunicò di non muovermi ancora per vedere se Antropoli riusciva a fare qualcosa. D’Alterio era il ragioniere capo del Comune di Giugliano, Carandente un commercialista socio di fatto di D’Alterio”.

E il problema venne risolto. “Il locale – ha aggiunto Pirozzi – fu aperto nel 2011. Fontanella mi confermò che Antropoli era stato efficiente e che era riuscito ad intercedere sull’amministrazione di Vitulazio”.

Le accuse

Le dichiarazioni di Pirozzi, al vaglio dei giudici, sono inserite negli atti dell’inchiesta, realizzata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, che ha portato in carcere l’ex sindaco di Capua e primario del Cardarelli. Carmine Antropoli, assistito dagli avvocati Angelo Raucci e Mauro Iodice, è indagato per concorso esterno al clan dei Casalesi e violenza privata. Dallo scorso 4 febbraio è in cella su ordine del gip Fabio Provvisier. La misura cautelare è stata confermata anche dal Riesame di Napoli. Stando alla tesi dei pm Alessandro D’Alessio e Maurizio Giordano, il medico avrebbe stretto un patto mafioso-politico con presunti esponenti del clan dei Casalesi in relazione alle elezioni del 2016. A quelle amministrative Antropoli non partecipò direttamente, ma avrebbe appoggiato altri candidati presenti nella coalizione guidata da Giuseppe Chillemi (estraneo all’inchiesta ed innocente fino a prova contraria).

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