“Bloccare la Tav costerebbe più che completarla”. A sorpresa è questo il pensiero del premier Giuseppe Conte che dice sì alla ferrovia Torino-Lione attirandosi, di fatto, le ire del M5S. Anche perché ora la posizione al Mit di Danilo Toninelli non è più così solida.
La posizione del premier Conte sulla Tav
Una presa di posizione inattesa, tanto vicina all’idea della Lega quanto lontana da quella dei colleghi pentastellati. Ed è un’idea che non piace a questi ultimi ma che sottolinea la piena autonomia di un premier che è uscito allo scoperto emergendo palesemente nell’asse gialloverde. Conte ha peraltro sottolineato i motivi della sua presa di posizione: “Non è una questione di principio – ha detto – e ora, con l’aumento dei fondi Ue fino al 55%, l’impatto finanziario per l’Italia è destinato a cambiare. I costi – ha proseguito – potrebbero ulteriormente ridursi in seguito all’interlocuzione con la Francia sulle nuove quote di finanziamento della tratta transfrontaliera”. Bloccare la Tav significherebbe inoltre andare contro la Francia, decisamente contraria. Se non altro si eviterà all’Italia di andare avanti da sola in una battaglia evidentemente persa in partenza. Perché non esiste, di fatto, un piano ‘B’.
Le reazioni
Salvini, pur manifestando soddisfazione, non ha lesinato polemiche: “La Tav si fa come giusto e come chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso”, mentre Luigi Di Maio, dal canto suo, ha sostenuto ancora la sua contrarietà. Non sono mancate le reazioni dei pentastellati piemontesi che hanno fatto sapere che il Sì alla Tav è del governo ma non del M5S.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Salvini anche il Pd che, attraverso Piero Fassino, ha detto che “la realtà si sta prendendo la sua rivincita e che sulla Tav si è perso solo tempo”. Il mistero si infittisce, dunque, ma quel che è certo è che la decisione del premier Conte ha aperto un’ulteriore falla nell’organizzazione pentastellata.