NAPOLI – Giovane medico ma con una gavetta politica lunga dieci anni, Francesco Zanfardino è il nuovo vicepresidente del Partito Democratico della Campania. Segretario di circolo nella sua Afragola e ‘istituzione’ dei Giovani Democratici di Napoli, rappresenta sicuramente una novità per i Dem: slegato dalle componenti che hanno governato il Pd fin’ora, mai renziano né deluchiano, è stato eletto in rappresentanza di un gruppo di giovani che da un po’ di anni cerca di entrare nei gangli decisionali del partito. Primo tra i cosiddetti ‘nativi democratici’ a ricoprire un ruolo apicale. Un primo punto di partenza in linea con le proposte di Nicola Zingaretti. Ma la strada da percorrere è ancora tanta e tutta in salita.
Under 30 ma tanta gavetta politica, mai renziano né deluchiano. Zanfardino, è davvero lei l’unica novità del Pd in Campania?
Fortunatamente no. Ormai tanti giovani preparati e forgiati nella militanza sono segretari di circolo e amministratori ed è soprattutto grazie a loro che il Pd viene ancora riconosciuto e votato. Mentre a non riconoscerli, spesso, sono i vertici del partito. Questa rondine deve fare primavera: torneremo a vincere se non lasciamo la “base” da sola in trincea, lontana e allontanata da dirigenze troppo abituate a discutere tramite giornali solo di posizionamenti e mai di temi reali che attraversano la società.
Veniamo alla politica. Il centrosinistra in Campania deve incominciare a pensare alle prossime elezioni Regionali. C’è un governatore uscente, Vincenzo De Luca, e lo spettro della doppia candidatura a sinistra, con la discesa in campo del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Che fare?
Lo dico chiaro e tondo: questo scontro ha stancato. Tutti felici per la grande partecipazione alle primarie, ma quel popolo chiede innanzitutto unità. E all’epoca votò, in gran parte, sia De Luca che De Magistris: bisogna sentire di più questa responsabilità, venendosi incontro. L’avversario principale è Salvini: mentre una destra nordista conquista ogni regione, in Campania e a Napoli vogliamo anche concederci il lusso di continuare a dividere il nostro campo?
Zingaretti è per allargare il campo, includere, ma con un Pd completamente diverso. È una strategia compatibile con Vincenzo De Luca?
Il punto non è solo allargare, ma con chi e per cosa. In questi anni si è allargato a tanti soggetti che sui territori governano con la destra e fanno coalizioni contro il Pd. Persino sotto il simbolo di Campania Libera, la civica del governatore. Ora abbiamo un nuovo segretario regionale, Leo Annunziata, a cui spetta fare ordine: includere, ma mettendo al centro il Pd e rispettando i suoi militanti sui territori. Sono loro il vero elemento decisivo nella battaglia per evitare che torni il malgoverno della destra in regione Campania.
Il centrosinistra sta timidamente rialzando la testa. In Abruzzo, Sardegna e Basilicata ha perso ma rispetto alla disfatta delle Politiche ha resistito. Ora serve una spinta in più. Quale?
Una svolta. Dal voto a Zingaretti viene la richiesta di archiviare una lunga stagione in cui abbiamo dato, nel complesso, dei buoni governi all’Italia, ma isolandoci: sostituendo sempre di più la forza delle idee con quella delle personalità, la ricchezza della pluralità con le lotte intestine, le comunità di partito con i comitati elettorali, la rete dei militanti con la solitudine degli eletti, l’opinione delle forze sociali con quella delle élite. Questi processi vengono da lontano, l’accelerazione degli ultimi anni ha solo reso più forte la batosta: ora, però, non si può più far finta di nulla.
I 5 Stelle hanno preso due batoste e mezzo alle Regionali, secondo i sondaggi hanno perso 10 punti percentuali in un anno. Ma quei voti vanno verso la Lega. Quel ‘popolo’ della sinistra che vi ha voltato le spalle non torna. Come recuperare?
In realtà in quei sondaggi cresce vertiginosamente l’astensione: i grillini hanno illuso e deluso, soprattutto, chi una volta votava per noi. Abbiamo lasciato che i Cinque Stelle si appropriassero di nostri temi: il contrasto alle povertà, l’etica pubblica, l’innovazione, la sostenibilità, la sensazione di far parte di un processo di cambiamento dello status quo. Riappropriamocene in maniera forte e credibile e possiamo battere le destre.
Lotta alle diseguaglianze, lavoro, campo largo, Europa. Ai temi lanciati da Nicola Zingaretti cosa si sente di aggiungere e suggerire?
La lotta alle mafie. Aggredendone gli interessi, ad esempio con la legalizzazione delle droghe leggere e valorizzando i beni confiscati, molti ancora inutilizzati. Ma, soprattutto, attraverso uno Stato che faccia lo Stato, garantendo opportunità e servizi: se non è questa la sinistra, cos’è?
Alle Europee vedremo un candidato giovane in grado di competere per essere eletto?
Siamo in grado di esprimerlo, ma attenzione agli ‘album di figurine’: i giovani vanno sostenuti, non solo candidati. Comunque, per recuperare voti al Sud serve soprattutto rimetterlo tra le priorità: qui i Cinque Stelle hanno avuto grandi consensi, salvo poi tradirli con la Lega Nord. Col ‘regionalismo differenziato’ ci stanno preparando una rapina di fondi, già scarsi: dobbiamo intestarci questa battaglia, dopo anni di ambiguità, e proporre un grande piano di sviluppo per il Mezzogiorno.