In Campania i treni più vecchi d’Italia

Il trasporto su rotaia è amico dell’ambiente ma i passeggeri crollano del 30% per i disservizi

NAPOLI – La riduzione delle emissioni inquinanti è al centro del dibattito politico globale. Mentre i Paesi sono alle prese con la redazione delle misure interne per cercare di contenere l’inquinamento dell’aria, i cittadini si mostrano sempre più sensibili al tema. Dalla raccolta differenziata alla riduzione del consumo della plastica, si fa sempre più attenzione alla salvaguardia dell’ambiente. Tra i piccoli gesti del ‘popolo green’ c’è anche la scelta dei mezzi di trasporto ecosostenibili. Il treno è senza dubbio il mezzo di trasporto amico dell’ambiente. Produce soli 44 grammi di CO2 per chilometro percorso: navi e aereo a parità di tratta percorsa inquinano fino al 91% in più. Il treno riduce anche il traffico cittadino, migliorando quindi la vivibilità nelle aree urbane. Tuttavia soprattutto in Campania il servizio di trasporto su rotaia stenta a decollare per una serie di problemi. I dati dissusi dal dossier Pendolaria di Legambiente mostrano un quadro difficile, da cui la regione fa fatica ad uscire.

L’ALLARME: PASSEGGERI IN CALO DEL 30%

“Il nostro Paese ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi”, si legge nel dossier di Legambiente.Un obiettivo difficile da realizzare considerando la situazione attuale. In Italia si riduce l’età dei treni in circolazione, grazie alla dismissione dei convogli più vecchi: 15,4 anni è l’età media, nel 2017 il dato era di 16,8 anni. In Campania l’età media resta altissima (19,7 anni) soprattutto a causa dell’anzianità del parco rotabile di Eav, che comprende le tratte di ex Circumvesuviana, Sepsa e MetroCampania NordEst. I treni con più di 15 anni in Campania sono più del 65%: peggio di noi solo Umbria, Sardegna e Molise. “Non è ammissibile che in un Paese civile si accetti quanto avviene ogni giorno sulle linee gestite da Atac e da Eav, a Roma e Napoli dove il numero dei passeggeri è diminuito fino al 30%”, si legge ancora nel rapporto Pendolaria.

TRENI VECCHI E BIGLIETTI SEMPRE PIU’ COSTOSI

Il paradosso più grave per i colegamenti campani riguarda gli investimenti e il prezzo dei biglietti. In decennio analizzato, dal 2010 al 2019, il servizio di trasporto su rotaie ha subito tagli pari al 15%. A fronte di queste riduzioni invece il costo dei biglietti è aumentato del 48%. Tradotto vuol dire che i passeggeri hanno a disposizione un servizio sempre più scarso, ma pagano di più per averlo.

CIRCUMVESUVIANA TRA LE 10 PEGGIORI LINEE

L’ex ferrovia Circumvesuviana collega un’area metropolitana che si estende per circa 142 chilometri, distribuiti su 6 linee e 96 stazioni. La linea abbraccia sia la direttrice costiera verso Sorrento, sia il versante interno alle pendici del Monte Somma, fino a raggiungere Nola, Baiano e l’Agro nocerinosarnese. I numeri sul servizio relativi ai primi cinque mesi del 2019 confermano una situazione drammatica. Tra i problemi principali i tagli al servizio, il materiale rotabile vecchio re i guasti frequenti che causano frequenti interruzioni. Pendolaria stima che rispetto al 2012 i passeggeri sono diminuiti del 22%. Un dato che la porta ad essere inserita tra le peggiori tratte dello Stivale.
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