MILANO – Il fuoco è domato ma non vinto, dalla Toscana al Friuli. Nemmeno il tempo di mettere in sicurezza l’incendio sul Carso che da 4 giorni brucia i territori fra Trieste e Gorizia che s’innesca un nuovo focolaio a Savogna, in provincia di Udine. Le fiamme non danno tregua al Friuli Venezia Giulia a 24 ore dalla scomparsa di Elena Lo Duce, la 56enne coordinatrice del gruppo comunale di Protezione civile di Prepotto che ieri è morta ‘sul campo’ bonificando un’area.
Al momento proseguono senza sosta le operazioni delle centinaia di Vigili del Fuoco, personale del Corpo forestale regionale e volontari della Protezione civile per l’estinzione del vasto incendio boschivo. La Cisl friulana ricorda “la grave carenza di personale” nei Vigili del Fuoco con una “carenza ormai cronica del 20%”.
Qualche barlume di normalità s’intravede nelle attività dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone che sono riprese regolarmente dopo le chiusure precauzionali di martedì per le concentrazioni nell’aria. Ma il Comune di Trieste invita comunque a rimanere in casa e indossare la mascherina Ffp2 all’esterno. Lo stesso fa il sindaco di Gorizia che pure riconosce il rientro dei valori di PM10 sotto il limite di 50.
Nel vicino Veneto rimangono attivi i tre focolai di Fumane in Valpolicella e il governatore Zaia rilancia “un accorato appello a chi frequenta colline, pinete, boschi”.
Cambiando latitudini è il presidente della Toscana Giani a parlare di rogo che “non è spento” ma l’area “circoscritta”, con riferimento all’incendio fra Massarosa e Camaiore. Il sindaco di Massarosa parla di “bella notizia, sono stati spenti gli ultimi focolai”. In Versilia tuttavia non tira una bella aria. “Non si tratta più di un incendio lineare in cui l’albero in fiamme fa bruciare quello accanto – spiega il governatore – le correnti ascensionali che si creano per l’eccesso di temperatura, gettano in aria tizzoni ardenti anche a 3-400 metri, che poi cadono a 500, 1.000, e così il fuoco procede a macchia di leopardo, creando una pluralità di focolai che poi è difficilissimo controllare e gestire”.
La cronaca lascia lo spazio ai dati crudi: dal 15 giugno al 21 luglio sono stati 32.921 gli interventi effettuati dai vigili del fuoco per incendi boschivi e di vegetazione in genere in tutta Italia – comunica il ministero dell’Interno – Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile -. Sono 4.040 in più (il 14%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando furono 28.881. “Dati allarmanti” per il presidente del sindacato Anppe vigili del fuoco, Fernando Cordella. Solo a Roma 100 interventi nella notte mentre si continuano a cercare prove e indizi delle piste dolose e potenziali piromani, in città come in campagna e montagna.
Europa Verde mette in fila le cifre che in 21 anni mostrano essere andati in fumo 8 milioni di ettari, il 26% della superficie. Negli ultimi sei mesi oltre 24.000 ettari di boschi, più del doppio rispetto alla media storica. Il nuovo rapporto del Wwf fotografa la situazione bollente dei Paesi mediterranei dove il numero degli incendi nei Paesi euro-mediterranei aumenta del 20-30% ogni 10 anni. “Se la temperatura globale aumentasse di 3 gradi centigradi – si legge – ben 15 milioni di cittadini europei in più sarebbero esposti almeno 10 giorni l’anno ad alto se non estremo pericolo d’incendio”.
Di Francesco Floris