Bankitalia: in sei mesi del 2022, 230mila nuovi posti di lavoro, al Sud solo il 20%

Aumentano gli impieghi nella prima metà del 2022.

Marco Merlini / LaPresse

ROMA – Aumentano gli impieghi nella prima metà del 2022. I nuovi lavoratori, da gennaio a giugno, sono 230mila. Cifra superiore per 100mila unità rispetto allo stesso periodo del 2019. Anche se negli ultimi due mesi c’è stato un rallentamento. E’ questo il quadro che emerge dalla nota ‘Il mercato del lavoro: dati e analisi’ messa a punto dalla Banca d’Italia, dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, e dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal).

“Nei primi sei mesi dell’anno sono state create circa 230mila posizioni lavorative alle dipendenze al netto dei fattori stagionali – viene spiegato dall’analisi – quasi 100mila in più rispetto allo stesso periodo del 2019, anno di espansione dell’occupazione non influenzato dalla pandemia e dai provvedimenti straordinari adottati per farvi fronte”. Nei due mesi di maggio e giugno sono “emersi tuttavia segnali di rallentamento”; soprattutto per le costruzioni, il commercio e il turismo (in quest’ultimi due settori le nuove posizioni lavorative create dall’inizio dell’anno sono state comunque superiori a quelle dello stesso periodo del 2019).

Continuano ad aumentare i posti a tempo indeterminato, sostenuti dall’intensificarsi delle trasformazioni di posizioni temporanee in permanenti; mentre il rallentamento del commercio e del turismo ha avuto riflessi nella frenata della crescita del lavoro a termine.

Nei primi sei mesi del 2022 l’occupazione femminile è stata inferiore rispetto a quello di entrambi i semestri del 2021.

Nelle regioni meridionali è stato creato il 20% dei nuovi posti di lavoro in Italia; a maggio e a giugno la crescita si è attenuata anche nelle regioni del Centro Nord. Inoltre ad aprile e a maggio è “proseguita la diminuzione del numero di disoccupati amministrativi in corso dal 2021. Si è ridotto il numero di persone che riattivano la Did dopo un periodo di occupazione non superiore a sei mesi. E’ anche aumentata, da parte degli inattivi, la disponibilità a lavorare.

di Tommaso Tetro

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