Incendiato il terreno confiscato a Sandokan. Distrutti i campi di cardo a S. Maria La Fossa

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Il terreno di Francesco Schiavone Sandokan

CASAL DI PRINCIPE – È la criptonite dei mafiosi: la detestano, anche più che essere arrestati. Per quale motivo? Perché li depotenzia, indebolendo il clan a cui appartengono non solo nella sostanza — rendendo vano il loro operato criminale — ma anche sul piano mediatico. Qual è questa criptonite? Il riutilizzo dei beni che lo Stato ha sottratto a chi li ha accumulati con azioni illecite (uccidendo, terrorizzando
imprenditori, manipolando il libero mercato). Confiscare e dare una finalità pubblica a questi beni è il gesto più forte, sul piano sociale, che si possa mettere in campo per combattere la criminalità organizzata.

È quindi prevedibile che chi ancora si muove nel nome dell’organizzazione mafiosa, se ne ha la possibilità, agisca per ostacolare questa rinascita. Considerate le tempistiche e la frequenza, l’ennesimo atto intimidatorio ai danni della cooperativa sociale Terra Felix di Succivo rientra pienamente in questo schema.
Domenica sera, fiamme appiccate in più punti hanno distrutto sette ettari coltivati a cardo su terreni di Santa Maria La Fossa che un
tempo appartenevano al capoclan dei Casalesi, Francesco Schiavone, detto Sandokan. È il terzo anno consecutivo che il fondo viene incendiato.

“In questo caso – ha affermato il presidente della cooperativa, Francesco Pascale – è andato perduto tutto il raccolto che ci apprestavamo a raccogliere nei primi giorni di agosto; i danni sono davvero ingenti”. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco e carabinieri, che indagano
sul caso.

“Un’azione riprovevole e vile che condanniamo fermamente” dichiara la presidente di Legacoop Campania, Anna Ceprano. “La violenza
dell’ennesimo atto intimidatorio non fermerà l’impegno di Terra Felix. Legacoop Campania – ha aggiunto – resterà al fianco dei soci e delle
socie, dei lavoratori e delle lavoratrici della cooperativa che, con convinzione, continueranno la loro missione: restituire alla collettività un
bene confiscato alla camorra. Continuerà la lotta per la legalità e la giustizia sociale, per la difesa di un lavoro giusto”.

Le fa eco Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania: “Non si può più parlare di coincidenze o della favola dell’autocombustione. Siamo vicini alla cooperativa con l’impegno di tutte e tutti a rispedire al mittente ogni tentativo di mettere in ginocchio le esperienze nate sui terreni confiscati a Santa Maria La Fossa. Non ci lasceremo intimidire: quelle terre – ha precisato – sono ormai libere e lo resteranno. Il lavoro della cooperativa è la prova concreta di come un bene possa tornare a una funzione produttiva e sociale nel solco della legalità”.

L’indagine dei carabinieri procede a 360 gradi. Sullo sfondo, dietro il raid incendiario (in una zona un tempo controllata da Francesco Schiavone Cicciariello cugino di Sandokan) resta il sospetto di una regia mafiosa, ma non si esclude che il rogo sia stato appiccato anche da chi vorrebbe mettere le mani su quei terreni (e magari orbita comunque intorno a soggetti ancora attivi nel clan) e tenta di scoraggiare la cooperativa a continuarvi l’attività.

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