Incendio sul Vesuvio, fiamme ancora vive. Distrutti centinaia di ettari di macchia mediterranea

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Incendio del Vesuvio

OTTAVIANO – Una colonna di fumo nero, alta e minacciosa, si staglia sul Vesuvio da venerdì sera, col fuoco che divora ettari di macchia mediterranea, territori protetti, biodiversità e un patrimonio ambientale unico al mondo. E’ una scena da incubo che ha scosso profondamente l’intera Campania e non solo, un incendio che non è solo un disastro naturale, ma il possibile esito di un intreccio oscuro
di incuria, ritardi istituzionali e ombre criminali. Nonostante l’impegno incessante di squadre di vigili del fuoco, protezione civile, volontari e
l’intervento dei sei Canadair e quattro elicotteri, il fuoco continua a divorare la vegetazione del Parco Nazionale del Vesuvio. Al momento, il prefetto di Napoli Michele di Bari ieri ha confermato la presenza di tre fronti ancora attivi: la Valle del Gigante verso il Monte Somma, il cratere sud del vulcano e la zona del Vicinale, dove il vento ha riacceso le fiamme nella notte.

L’aria è irrespirabile, da venerdì, il cielo annerito, i frammenti di cenere si depositano sulle case da Pompei a Napoli, mentre il timore costante è che il fronte del fuoco possa spostarsi verso le zone abitate. Francesco Ranieri, sindaco di Terzigno, epicentro del rogo, descrive uno “scenario apocalittico”: “All’inizio il vento spingeva le fiamme verso l’alto, poi ha cambiato direzione verso le case. E’ stato un momento di terrore. Ma grazie al lavoro instancabile di vigili del fuoco e volontari, siamo riusciti a evitare evacuazioni”. Intanto la Procura della Repubblica di Nola ha aperto un fascicolo per far luce sulle cause dell’incendio, ma al momento non ci sono indagati né ipotesi di reato ufficiali. Si attende la relazione dei carabinieri forestali, chiamati a investigare sulle dinamiche del rogo. Una task force investigativa, composta da militari specializzati, è stata attivata per scovare ogni traccia che possa rivelare la verità. L’obiettivo è chiaro: individuare eventuali responsabilità penali e svelare se dietro a questa tragedia si nascondono manovre dolose o complicità criminali, nonché una rete di illegalità che sfrutta e distrugge il territorio.

Un’emergenza che ha un costo umano alto. Ferito un volontario della Protezione civile, colpito alla testa da un arbusto durante la bonifica a Terzigno, è stato trasportato d’urgenza all’Ospedale del Mare con distorsioni, tagli e forti dolori alla schiena. Un sacrificio in prima linea, come quello di tanti altri che rischiano la vita ogni giorno per salvare il Vesuvio e le comunità attorno. Sul fronte operativo, oltre 100 uomini tra vigili del fuoco, volontari e forze dell’ordine sono impegnati 24 ore su 24. Le regioni Toscana e Mar- che hanno inviato due moduli antincendio, mentre ulteriori squadre da Benevento e Salerno si preparano a intervenire. Anche l’Esercito è stato chiamato a supporto, per garantire sicurezza, viabilità e logistica nelle aree colpite. L’intervento dell’Esercito si è dimostrato decisivo: grazie all’impiego
di una trinciatrice e di altri mezzi meccanici, è stata realizzata una pista tagliafuoco strategica.

“Le operazioni di spegnimento – spiega Italo Giulivo, direttore generale della Protezione Civile della Regione Campania – sono estremamente delicate, non solo per le condizioni atmosferiche avverse, con temperature elevate e vento, ma anche per il terreno ricoperto dagli aghi di pino, che favoriscono la rapida diffusione delle fiamme. Fondamentale resta il presidio notturno, garantito con l’attivo supporto delle forze dell’ordine. Un sentito ringraziamento va al volontariato organizzato della Protezione civile regionale e a tutti gli uomini e le donne che stanno lavorando instancabilmente”.

Il senatore campano Orfeo Mazzella, vicepresidente della commissione Affari sociali del Senato, ha annunciato un’interrogazione parlamentare e lanciato un allarme forte e urgente: “Non possiamo più considerare questa tragedia come una mera emergenza estiva, ma come un dramma da affrontare con una strategia permanente”. Mazzella chiede un coordinamento integrato tra governo, Regione, enti locali e Protezione civile, con investimenti in sistemi di sorveglianza avanzati e infrastrutture di intervento rapide. Invoca trasparenza e responsabilità, auspicando un ruolo esclusivo per il prossimo presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, libero da altri incarichi che potrebbero distogliere attenzione e impegno. E poi la prevenzione, tema drammaticamente calato sul terreno: “Vanno bonificati i siti contaminati, rimosse le discariche abusive, implementate pene severe per chi distrugge il territorio. Serve rafforzare la sanità pubblica e garantire la salvaguardia di un ecosistema che sostiene anche l’economia turistica”.

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