Inchiesta sul gruppo Picca-Di Martino. La Dda ottiene il processo per 30 imputati

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TEVEROLA – Il tempo trascorso in carcere, a quanto pare, non era servito a cambiarli: tornati in libertà, dopo aver passato in prigione diversi anni, Aldo Picca e Nicola Di Martino, dice l’Antimafia, si erano rituffati nel crimine in nome del clan dei Casalesi. Ma questo loro presunto ritorno alle attività delinquenziali ha avuto vita breve: iniziato alla fine del 2021, è stato fermato lo scorso novembre con il blitz eseguito dai carabinieri: su ordine del Tribunale di Napoli, tra carcere, domiciliari e divieti di dimora in Campania, vennero eseguite 42 misure cautelari (alcune poi annullate dal Riesame). E il pm Simona Belluccio della Dda di Napoli, che ha coordinato l’indagine, nei giorni scorsi ha ottenuto per 30 delle persone che furono raggiunte dal provvedimento restrittivo il giudizio immediato.

Chi sono? Oltre Ald Picca, 68enne, e Nicola Di Martino, 54enne, nell’elenco degli imputati compaiono Salvatore De Santis, alias Buttafuori, 47enne, Giovanni Picca, 42enne, Antonio Rega, 28enne, Angelo Rega, 30enne, Luigi Stellato, 44enne, tutti di Teverola, Luigi Abategiovanni, 50enne, e Tobia Abategiovanni, 23enne, entrambi di Trentola Ducenta, Marco Bosco, 24enne di Orta di Atella, Fabio Buffardo, 40enne di Aversa, Veronika Viatkina, 38enne di Casaluce, Antimo Ceparano, 51enne di Casandrino, Francesco De Chiara, 46enne di Aversa, Errico Della Gatta, 47enne di Gricignano d’Aversa, Fabio Della Volpe, 25enne, Carmine Di Tella, 33enne, Raffaele Di Tella, 56enne, tutti di Carinaro, Cristian Pio Intelligenza, 25enne, Giuseppe Lama, 46enne, Salvatore Muscariello, 54enne, tutti di Aversa, Vincenzo Mottola, 25enne di Lusciano, Salvatore Pasqua, 23enne, e Nicola Podda, 29enne, di Civitavecchia, Raffaele Santoro, 39enne di Trentola Ducenta, Omar Schiavone, 34enne di Casal di Principe, Carmine Sfoco, 29enne di Aversa, Michele Vinciguerra, 46enne di Aversa, Antonio Zaccariello, 31enne di Teverola, e Antonio Zuppa, 42enne di Aversa. Per loro sarà subito processo (non passeranno per l’udienza preliminare): a disporlo è stato il giudice Rosaria Maria Aufieri.

Il dibattimento prenderà il via dinanzi al collegio D della seconda sezione penale del Tribunale di Napoli Nord. Gli imputati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsioni, armi, associazione finalizzata allo smercio di narcotici, di singoli episodi di spaccio e trasferimento fraudolento di beni. Sono tutti da ritenere innocenti fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Nel collegio difensivo gli avvocati Carmine D’Aniello, Mirella Baldascino, Gaetano Laiso, Enrico Capone, Giovanni Pizzo, Angelo Raucci, Mario Griffo, Luigi Maurizio D’Agosto, Cristina Mottola, Renato D’Antuono, Vincenzo Motti, Gianfranco Carbone, Vincenzo Alesci, Antonio Nerone, Michele Cantelli, Michele Golia, Generoso Grasso, Luciano Mariniello, Domenico Dello Iacono e Patrizio Della Volpe.

Il gruppo che avrebbero guidato Picca e Di Martino sarebbe stato attivo dal 2021 fino al blitz dei carabinieri. Le attività illecite accertate, afferma la Dda, consistevano sia nelle estorsioni ai danni di imprenditori e titolari di esercizi commerciali che nell’imposizione di istituti di vigilanza privata ad attività commerciali presenti sul territorio. La compagine mafiosa avrebbe imposto pure le slot-machine presso bar, locali e sale slot, la cui fornitura era devoluta a società a loro riconducibili o compiacenti. Nel corso dell’attività investigativa è stato anche accertato il tentativo di imporre i servizi di onoranze funebri.

Se gli indagati, sostiene l’accusa, riuscivano a concretizzare le loro azioni illecite è perché facevano leva sulla capacità di intimidazione derivata “dalla consapevolezza della pervasività di un potere spregiudicato a cui prestare acquiescenza: un sistema, in altre parole, del tutto alternativo al complesso di regole disciplinanti la comune convivenza e che ripete la sua forza dalle capacità ‘militari’, ivi compresa quella di resistere anche ai pubblici poteri e alla forza della legge, in ciò essendo agevolato dal clima di omertà che, purtroppo, ancora aleggia in parte degli imprenditori per timore di subire atti ritorsivi contro i propri esercizi commerciali ovvero contro la propria persona o quella dei propri cari”.

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