GIACARTA – L’Indonesia si arrende. La lista dei dispersi è ancora lunghissima, ma il paese ha deciso di sospendere le ricerche di eventuali sopravvissuti. Il terremoto dello scorso 28 settembre e il devastante tsunami che ne è seguito hanno decimato la popolazione dell’isola di Sulawesi. Inutile continuare a cercare i dispersi. Adesso, è solo tempo di rialzarsi.
Indonesia, si fermano le ricerche dei dispersi, mentre la terra trema ancora
Ad annunciare lo stop alle ricerche è stato il direttore delle operazioni a Palu, Bambang Suryo. “Le operazioni di ricerca e recupero delle vittime finirà oggi pomeriggio“. La fine delle operazioni sarebbe stata onorata con una preghiera collettiva in quelle aree, come le città di Balaroa e Petobo, in cui la violenza del terremoto ha provocato la liquefazione del suolo. La resa dell’Indonesia arriva dopo qualche ora dall’ennesimo, forte terremoto che nella notte ha fatto di nuovo tremare la terra, nelle zone di Bali e East Java. Il paese è allo stremo. Altre tre le persone rimaste uccise dal nuovo sisma, che non può definirsi una scossa di assestamento. La magnitudo è infatti arrivata a registrare il grado 6. Quattro i feriti.
Il bilancio ufficiale è di 20165 morti, ma i dispersi sono 680
I morti accertati della tragedia che si è abbattuta sull’Indonesia sono 2065 morti. Questo il gigantesco bilancio, che non può che aumentare. Secondo le stime, infatti, potrebbero essere fino a 5000 vittime in totale, che si andrebbero ad aggiungere a quelle già certe. Il numero dei dispersi è infatti troppo alto. Sono 680 le persone che risultano ancora scomparse. Le autorità locali sono ormai quasi certe che quel che resta dei dispersi si trovi purtroppo sotto le macerie di interi villaggi che sono stati letteralmente distrutti dall’onda assassina dello tsunami. Migliaia i corpi che le stime ufficiali temono di ritrovare durante le operazioni di ripristino. Le autorità sventolano bandiera bianca, ma i volontari, se lo vorranno, potranno continuare le ricerche in via autonoma.