MILANO – Prosegue a ottobre per il quinto mese consecutivo, la crescita congiunturale del fatturato dell’industria. Il fatturato a ottobre è salito del 2,8%. Una crescita, rilevata dall’Istat, risultante da un aumento su entrambi i mercati: +3,4% quello interno e +1,4% quello estero. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di ottobre 2020), il fatturato totale cresce in termini tendenziali, cioè sull’anno, del 16,9%, in particolare +19,4% sul mercato interno e +12,1% su quello estero.
Anche nella media degli ultimi tre mesi – fa notare l’istituto di statistica – la dinamica congiunturale segna un risultato positivo. Nel confronto tendenziale su dati corretti per i giorni lavorativi, l’incremento è diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie, con aumenti più marcati per l’energia e i beni strumentali”.
Entrando nel dettaglio dei raggruppamenti principali di industrie, a ottobre gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un aumento congiunturale per tutti i principali settori: l’energia (+5,4%), i beni strumentali (+3,9%), i beni intermedi (+2,3%) e i beni di consumo (+1,8%). Per quanto riguarda gli indici corretti per gli effetti di calendario riferiti ai raggruppamenti principali di industrie, si registrano incrementi tendenziali molto marcati per l’energia (+49,0%) e i beni intermedi (+28,0%), più contenuti per i beni di consumo (+10,9%) e quelli strumentali (+4,2%).
Il fatturato dell’industria registra quindi numeri positivi, “ma sull’industria italiana pende la spada di Damocle del caro-bollette e della ripresa dell’inflazione che potrebbero rallentare la ripresa economica del paese”, è il commento del Codacons. E “dopo un settembre deludente, ad ottobre il fatturato torna a registrare numeri positivi. L’industria italiana, tuttavia, dovrà fare i conti con il caro-prezzi e l’emergenza bollette che stanno caratterizzando l’ultimo periodo del 2021, e coi rincari di tariffe e listini che proseguiranno nel 2022, fattori che rischiano di avere ripercussioni non solo sui consumi delle famiglie ma anche sulla salute della nostra industria, rallentando la ripresa economica del paese”.
A disegnare lo scenario è la Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo: “L’impatto negativo della variante Omicron e la minaccia di politiche monetarie più restrittive rappresentano ora i principali ostacoli per i mercati delle materie prime e potrebbero innescare più ampie correzioni dei prezzi nel breve termine. Tuttavia, un temporaneo indebolimento dei corsi delle materie prime beneficerebbe l’economia mondiale, contribuendo ad accelerare i tassi di crescita, e semplificherebbe il compito delle principali banche centrali, che potrebbero continuare a sostenere la ripresa economica invece di combattere le pressioni inflazionistiche”.
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