MILANO – In controtendenza, con l’andamento generale vola la produzione alimentare Made in Italy che fa segnare nel 2019 un balzo record del 3%, il miglior risultato tra tutti i comparti. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati relativi alla produzione industriale nel 2019 elaborati dall’Istat. Che vede invece in generale un calo annuale dell’1,3% trascinato dal crollo dell’abbigliamento (-4,6%) e della fabbricazione di autoveicoli (-4,4%), comparti storici di riferimento della manifattura nazionale.
Il cibo – sottolinea la Coldiretti – è diventato la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali e alla ristorazione. Che raggiunge in Italia una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil ed offre lavoro a 3,8 milioni di occupati. Lo dimostra il fatto – spiega Coldiretti – che mai così tanto cibo e vino italiano sono stati consumati sulle tavole mondiali. Con il record storico per le esportazioni agroalimentari Made in Italy che nel 2019 hanno registrato un aumento del 4% rispetto al record storico di 41,8 miliardi messo a segno lo scorso anno.
I dati dell’Istituto italiano
Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari – sottolineano – interessano i Paesi dell’Unione Europea dove il principale partner è la Germania. Mentre fuori dai confini comunitari continuano ad essere gli Stati Uniti il mercato di riferimento dell’italian food. E l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare, sottolinea la Coldiretti, con una più efficace tutela nei confronti della ‘agropirateria’ internazionale che fattura oltre 100 miliardi di euro miliardi di euro. Utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette. Che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale.
Un’industria del falso sempre più fiorente che ha paradossalmente i suoi centri principali nei paesi avanzati. A partire dall’Australia al Sudamerica, dal Canada agli Stati Uniti dove una spinta importante e venuta dai dazi punitivi. Nei confronti dei formaggi e dei salumi italiani che hanno favorito le ‘brutte copie’ locali.
(LaPresse)