ROMA – La corsa dei prezzi, se penalizza fortemente famiglie e imprese, fa felice le casse dello Stato che vedono gonfiarsi gli incassi Iva di circa 10 miliardi negli ultimi cinque mesi. A fare i conti è Unimpresa secondo la quale l’incasso complessivo dell’erario nei primi cinque mesi del 2022 è salito di 18,5 miliardi, da 170,1 miliardi a 188,6 miliardi e più della metà del gettito aggiuntivo è riconducibile all’aumento delle entrate legate all’Iva.
Nel dettaglio secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato i dati del Ministero dell’Economia, l’inflazione sta creando un beneficio inatteso e indiretto per i conti pubblici: in soli cinque mesi, nonostante la crescita economica in forte rallentamento e la produzione industriale più debole, gli incassi riguardanti la tassa sui consumi sono saliti in maniera particolarmente significativa. Quei 10,2 miliardi in più di Iva, infatti, vanno tutti ricondotti al vertiginoso incremento dei prezzi: il gettito dell’imposta sul valore aggiunto è passato, nei primi cinque mesi dell’anno, da 51,4 miliardi a 61,6 miliardi. E dei 10,2 miliardi aggiuntivi di Iva, 6,9 miliardi sono per consumi e scambi interni (+15,1%), mentre 3,3 miliardi sono per la maggiore imposizione sulle importazioni (+59,9%). Molto più contenuto appare invece l’incremento dell’Irpef, con il totale degli incassi passato da 79,7 miliardi a 81,5 miliardi, in salita di 1,8 miliardi (+2,3%).
Tornando all’Iva lo Stato guadagna di più anche grazie all’incremento dei prodotti energetici e in particolare del gas i cui proventi sono cresciuti di 453 milioni (+35,7%) da 1,2 miliardi a 1,7 miliardi. Tutto il comparto energia, in generale, ha subito una crescita dei prezzi e, conseguentemente, sono cresciuti gli incassi fiscali, in talune circostanze con variazioni rilevanti, in altri casi meno robuste: l’accisa sui prodotti energetici è passata da 7,6 a 7,8 miliardi, in crescita si 130 milioni (+1,7%), l’accisa e l’imposta erariale sui gas incondensabili è passata da 211 a 231 milioni, in crescita di 20 milioni (+9,5%), l’accisa sull’energia elettrica e le relative addizionali sono passate da 1 miliardi a 1,2 miliardi, in crescita di 220 milioni (+20,9%).
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