MILANO – Inflazione in stallo a febbraio. Nelle sue stime preliminari, l’Istat rileva una variazione nulla su base mensile e un aumento dello 0,4% su base annua. Una frenata, anche se lieve, rispetto alla crescita dello 0,5% registrata a gennaio. Tra le associazioni dei consumatori si animano subito le discussioni sul fatto che il risultato rifletta o meno gli effetti dell’epidemia di coronavirus. Per il Codacons l’emergenza “inizia a far sentire i suoi effetti sugli indicatori economici nazionali”, mentre per l’Unione Nazionale Consumatori non c’è “nessun effetto coronavirus”. Più critica Confcommercio: “E’ sempre meno probabile evitare la recessione”.
La frenata
A spiegare la lieve decelerazione registrata a febbraio sono le componenti più volatili, ovvero i beni energetici non regolamentati (che passa da +3,2% a +1,5%) e beni alimentari non lavorati (da +0,8% a +0,2%) oltre ai servizi relativi ai trasporti. La dinamica dei prezzi di questi beni. L’inflazione, sottolinea l’istituto di statistica, “si conferma debole”. L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici rimangono entrambe stabili a +0,8%. L’inflazione acquisita per il 2020 è pari a zero per l’indice generale e per la componente di fondo.
I dati
Ad aumentare – anche se in misura contenuta – sono soprattutto i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona che accelerano da +0,6% di gennaio a +0,7% di febbraio, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano (da +1,3% a +1,0%).
Subito dopo la pubblicazione dei dati le associazioni dei consumatori commentano con differenti punti di vista rispetto al tema coronavirus. Per il Codacons “è evidente che l’allarme coronavirus ha avuto un impatto immediato sull’inflazione”, perché la situazione in Italia “ha determinato un blocco generalizzato dei consumi da parte delle famiglie in quasi tutti i settori, a partire dai trasporti, e la riduzione della spesa ha contribuito a mantenere fermi i listini al dettaglio”.
L’effetto Virus
Non è d’accordo l’Unione Nazionale consumatori che spiega: “La gran parte dei prezzi viene rilevata nei primi 15 giorni lavorativi del mese. Gli ultimi dati sono arrivati all’Istat, come ci conferma, il 23 febbraio, ossia dopo il caso di Codogno”. Al momento, rassicura l’Unc, “non si registrano rialzi dei prezzi ed i prodotti alimentari, i più a rischio, hanno avuto un aumento molto contenuto e fisiologico di appena 0,1 punti percentuali”.
Nel dibattito interviene anche Federconsumatori, secondo cui effetto virus o meno “l’inflazione in crescita pesa sui bilanci familiari in un momento delicato e difficile per l’intero sistema economico”. Confcommercio sposta l’attenzione sul quadro generale in cui “ormai da anni, i prezzi si muovono solo per occasionali impulsi delle componenti volatili. Dinamiche produttive e reddituali non certo favorevoli, assieme a un difficile clima di fiducia, comprimono la domanda e i prezzi al consumo”.
di Francesca Conti