Inizia il ‘sogno’ azzurro di Mancini: “Porterò l’Italia sul tetto del Mondo”

di Francesco Bongiovanni

Firenze, 15 mag. (LaPresse) – Riportare l’Italia sul tetto del Mondo. E’ questa la mission, o per meglio dire il sogno, di Roberto Mancini, che da ieri è il nuovo commissario tecnico della Nazionale. Oggi l’allenatore di Jesi, 53 anni, è stato presentato alla stampa a Firenze, al Centro tecnico federale di Coverciano, nel giorno in cui ricorre l’anniversario della prima partita dell’Italia, nel 1910 contro la Francia. Al Mancio la FIGC chiede, innanzitutto, di centrare la qualificazione agli Europei del 2020.

“Voglio riportare l’Italia dove merita: sul tetto del Mondo e dell’Europa. Di Europei ne abbiamo vinti pochi. Non sarà facile, ci sarà molto da lavorare, ma potremo farcela”, ha detto convinto il nuovo ct. “Se non vinci in azzurro – ha aggiunto – hai 50 milioni di persone arrabbiate con te, ma se riesci a vincere è una soddisfazione più grande. E’ difficile che un ct metta d’accordo tutti, ogni tifoso vede il calcio a modo proprio. Ma per unire bisogna vincere un trofeo importante”.

“Sono abbastanza emozionato – ha rivelato – perché diventare ct della Nazionale non è così banale. Ringrazio i commissari, Michele Uva e Lele Oriali, che mi hanno fatto sentire che mi volevano al cento per cento. E’ stata una scelta facile: sono orgoglioso, ho messo piede per la prima volta a Coverciano nel 1978, con l’Under 14, tornarci da ct mi rende felice, anche per i miei genitori, che penso possano essere orgogliosi. Ringrazio tutti gli allenatori avuti da giocatore, che mi hanno aiutato per la crescita anche da allenatore”.

L’ex tecnico dello Zenit ha poi spiegato la scelta di prendere le redini della Nazionale, rinunciando anche al lauto ingaggio che aveva con il club di San Pietroburgo. “Diventare ct – ha sottolineato – è la massima aspirazione per tutti gli allenatori. Ci sono momenti in una carriera in cui vanno prese decisioni. Io alleno da tanti anni, penso sia il momento giusto. Bisogna fare qualcosa per la Nazionale: non essere al Mondiale è stato un colpo per i tifosi, un lutto. Tutti gli allenatori aspirano a questo ruolo, ho pensato fosse il momento giusto”.

Da oggi Mancini lavorerà per stilare la prima lista di convocati per le amichevoli contro l’Arabia Saudita, in programma il 28 maggio a San Gallo, la Francia, l’1 giugno a Nizza, e l’Olanda, il 4 giugno a Torino. Tra i papabili è rispuntato il nome di Mario Balotelli, l’attaccante del Nizza, croce e delizia, forse più croce, di molti allenatori. Mancini lo conosce bene per averlo lanciato nell’Inter e averlo poi voluto al Manchester City. Non sempre fu un idillio. Il neo ct azzurro, però, a proposito di SuperMario ha assicurato: “Con Balotelli parleremo, probabilmente lo chiameremo. Lo vogliamo rivedere come è stato agli Europei con Prandelli”. Possibile anche che Buffon abbia l’occasione di salutare la Nazionale giocando davanti al suo pubblico, nell’amichevole di Torino contro l’Olanda. “Ancora non ho avuto il tempo di parlare con Gigi, ma lo farò sicuramente”, ha detto il ct.

Ma non è ancora tempo di nomi. Mancini vuole comunque costruire una Nazionale con una rosa ampia, “per permettere a qualcuno di rifiatare quando la stanchezza per i tanti impegni ravvicinati si farà sentire: in Nazionale ci sarà spazio per tutti quelli che faranno bene, ma dobbiamo costruire anche per i prossimi anni, quindi l’età conterà”. Per i “senatori”, come De Rossi, Barzagli, Chiellini e Bonucci, Mancini ha garantito che “se saranno ancora i migliori, quando dovremo giocare partire importanti, verranno chiamati” e “comunque, per quello che hanno dato alla maglia azzurra in questi anni meritano rispetto e li sentirò per conoscere le loro intenzioni”.

Presto anche per parlare di modulo e idee di gioco “anche perché devo conoscere meglio alcuni giocatori stando insieme, ma poi certo adatterò le mie idee ai giocatori”, ma “cercherò di chiamare il maggior numero possibile di giocatori tecnici per giocare il miglior calcio possibile”. Il Mancio, malgrado la mancata qualificazione al Mondiale, ha ricordato che “l’Italia ha vinto quattro Mondiali” e che “i giocatori bravi ci sono sempre stati: un tempo ce n’erano talmente tanti che la qualità tecnica era impressionante. Ma ce ne sono ancora abbastanza per mettere in piedi un’ottima squadra”. Doti tecniche a parte, dai suoi giocatori Mancini vuole soprattutto “che tirino fuori i sogni che hanno nel cuore: da ragazzino vedi le partite della Nazionale in tv, fai il tifo, sogni. I sogni sono importanti, come dare il massimo per la Nazionale”.

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