Manifestazioni e sanzioni, si accende la rabbia in Iran: bruciate le bandiere Usa

Dopo l'uscita unilaterale dall'accordo internazionale sul nucleare, Trump ha già reintrodotto una prima tornata di sanzioni. Mentre una seconda tranche principalmente sul settore energetico entra in vigore lunedì. Ma Teheran mette in guardia il presidente

An Iranian woman / AFP PHOTO / STR

TEHERAN (LaPresse/AFP) – Migliaia di persone hanno partecipato in Iran alle manifestazioni annuali per l’anniversario dell’inizio della ‘crisi degli ostaggi’ nell’ambasciata degli Stati Uniti a Teheran. L’evento ha un significato particolare in vista del ripristino delle nuove sanzioni americane. A Teheran e in altre città si è ripetuto il copione di ogni anno. Con bandiere a stelle e strisce incendiate e slogan anti-americani.

L’Iran contro gli Usa di Trump

Ma rispetto agli anni scorsi si sono aggiunti altri atti di sfida, come l’esibizione di cartelli contro il presidente americano Donald Trump e false banconote di valuta americana calpestate. Questo 39esimo anniversario cade infatti poche ore prima che l’Iran sia colpito da ulteriori sanzioni americane. Tra cui l’embargo al petrolio, legate al ritiro di Washington dall’accordo sul nucleare iraniano del 2015.

L’avvertimento di Jafari al tycoon

Mohammad Ali Jafari, comandante dei Guardiani della rivoluzione, si è rivolto alla folla durante un discorso all’ex ambasciata, ora chiamata “covo di spie”. Ha parlato di “guerra economica” come ultimo dei tentativi degli Usa per far cadere la Repubblica islamica, dopo decenni di fallimenti. “Con l’aiuto di Dio, la resistenza e la perseveranza del pio e rivoluzionario popolo dell’Iran islamico, questa ultima arma del nemico, la guerra economica, accompagnata dalla vasta operazione dei media americani contro la nazione iraniana, sarà sconfitta”. Lo ha detto Jafari.

E ha messo in guardia Trump, che da quando è arrivato alla Casa Bianca ha fatto dell’Iran uno dei suoi principali bersagli, definendolo lo strano presidente” americano. “Mai minacciare l’Iran”. Dopo l’uscita unilaterale dall’accordo internazionale sul nucleare, Trump ha già reintrodotto una prima tornata di sanzioni. Mentre una seconda tranche principalmente sul settore energetico entra in vigore lunedì.

La rivoluzione islamica guidata dagli studenti

Il sequestro all’ambasciata americana, iniziato il 4 novembre 1979 da centinaia di studenti islamici radicali, fu un passo chiave della Rivoluzione islamica. Gli studenti sequestrarono una cinquantina di cittadini statunitensi che lavoravano nella sede diplomatica. Con una conseguente crisi degli ostaggi che durò 444 giorni. E che danneggiò profondamente e senza scampo le relazioni tra Teheran e Washington.

Il rifiuto alla dominazione di potenze straniere

Gli studenti credevano che gli Usa avrebbero lanciato un contro-colpo di stato per riportare al potere lo scià deposto, Mohammad Reza Pahlavi. In modo simile a quanto avvenne con il colpo di stato organizzato dalla Cia nel 1953 per rovesciare il governo eletto. Non sapevano che Pahlavi era gravemente malato di cancro ed era stato ammesso negli Usa, nell’ottobre di quell’anno, per essere curato.

Nonostante in seguito molti di quegli studenti abbiano detto di essere pentiti di quanto accaduto, quel periodo è rimasto per il potere di Teheran un potente simbolo del rifiuto alla dominazione di potenze straniere. Lo ha detto lo stesso Jafari, nel suo discorso davanti alla folla: senza l’attacco all’ambasciata americana, “la rivoluzione non avrebbe raggiunto il suo 40esimo anno”.

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